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Tecnofobia: la paura di 5G, robot, intelligenza artificiale e droni

   
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Una nuova tecnologia all’orizzonte, scetticismo e paura alle porte. Articoli allarmistici, video complottistici su YouTube, condivisioni e commenti sui social network, disinformazione e ancora paura.

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Stiamo parlando del 5G, dei robot, dell’IA, dei droni e di tanto altro ancora. O forse no? Dimentichiamoci di internet, Youtube e i social network e torniamo indietro nel tempo con la DeLorean (la famosa macchina del tempo usata da Marty e Doc, protagonisti di “Ritorno al futuro”) agli inizi dell’Ottocento, in Gran Bretagna. La preoccupazione che la tecnologia avrebbe reso superfluo il lavoro umano e distorto la società era radicata a tal punto da dare vita al luddismo, movimento operaio nato intorno al 1810. I luddisti sabotavano i macchinari appena introdotti nelle industrie perché colpevoli di disoccupazione e salari bassi.

Poco dopo – nel 1818 – veniva presentata l’antenata della bicicletta. Gli storici sosterranno in seguito che la popolarità della bicicletta abbia favorito l’emancipazione delle donne e la riduzione delle rigide differenze di classe grazie alla maggiore e più facile mobilità delle persone.

Già durante la prima rivoluzione industriale le macchine suscitavano paura negli umani. Paura del cambiamento. Citando Carl Benedikt Frey, co-direttore dell’Oxford Martin programme on technology and employment all’Università di Oxford: “Le paure verso la tecnologia e, soprattutto, le paure che la tecnologia distruggerà le nostre professioni, sono state con noi da quando esiste il concetto di professioni”. La tecnofobia, dunque, ha radici ben più antiche della nascita dei computer.

Una medaglia. Due facce. Impatti negativi e positivi del nuovo. I macchinari nati con la rivoluzione industriale producevano più velocemente e a un costo inferiore. Hanno reso più accessibili ed economici molti beni di consumo – come scarpe e vestiti – migliorando la qualità di vita delle persone. Il trasporto e la comunicazione sono stati velocizzati e le distanze ridotte. Questi fattori hanno contribuito a una rapida evoluzione della medicina: gli strumenti medici (es. bisturi e provette) venivano prodotti più velocemente e i medici potevano comunicare facilmente fra di loro per confrontarsi su malattie e nuove cure.

Sono tanti gli esempi di come il cambiamento abbia in passato migliorato la qualità di vita delle persone. Perché il futuro dovrebbe essere differente? A spaventare forse è la velocità con cui i cambiamenti avvengono al giorno d’oggi. Non abbiamo più a disposizione decenni per imparare a conoscere e accettare la novità. Ma ciò non significa che questa non possa migliorare la nostra vita e il mondo che ci circonda. La storia insegna. Se fossimo vissuti nell’Ottocento e Marty McFly ci avesse detto che nel 2019 avremmo potuto eseguire un trapianto di cranio stampato in 3D, lo avremmo additato come un folle. Cosa potremo fare nel 2050?

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