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Regazzi SA e il passaggio generazionale nelle aziende in Ticino

   
Alessandro Cocca
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C’è una scena nel cartone animato “Il Re Leone” che rappresenta uno spaccato di vita di ognuno di noi. Proprio perché descrive quel passaggio di consegne, a volte ideale altre molto più concreto e reale, che un padre a un certo punto della propria vita si trova a dover affrontare con il proprio figlio. “Un giorno tutto questo sarà tuo” spiegava il capo branco Mufasa al piccolo leoncino Simba.

La storia di Regazzi SA di Gordola

Per Fabio Regazzi quel passaggio di consegne avvenne nel 2000 quando suo padre Efrem decise che sì, il momento giusto di lasciare il posto di comando al figlio era arrivato.

Una storia, quella dell’azienda Regazzi SA, iniziata nel lontano 1946 grazie a nonno Roberto, piccolo fabbro che aveva la sua bottega tra Tenero e Gordola. La seconda Guerra Mondiale era appena finita, erano anni duri. Le idee erano tante ma a mancare a quei tempi erano i soldi.

Regazzi SA di Gordola

La svolta avvenne negli anni ’60 quando Efrem Regazzi, spirito visionario e mente imprenditoriale, puntò sulla produzione delle Rolladen, oggi fiore all'occhiello dell’azienda in Ticino. Proprio in quegli anni nasceva Fabio, il primogenito, che almeno inizialmente scelse però un’altra strada: quella degli studi in diritto all'università di Zurigo che lo portarono ad abbracciare la professione di avvocato e notaio. Nonostante questa scelta, il legame con l’azienda non venne mai meno visto che durante l’estate era solito lavorare sui cantieri a posare Rolladen o finestre, non da ultimo anche per guadagnare qualche soldo.

Insomma due strade parallele che solo di rado si sfioravano. Fino al 2000, anno in cui iniziò il passaggio fra la 2° e la 3° generazione di Regazzi. Fra Efrem e Fabio. Quella che negli anni era diventata un’industria rinomata in Ticino stava insomma passando di mano. Un periodo tutt'altro che semplice per la nuova guida dell’azienda. Da un lato la presenza, all'inizio costante, del padre che faceva fatica a staccarsi dalla “sua creatura”, dall'altro la diffidenza nei confronti del nuovo arrivato che portava a continui giudizi e paragoni. Anni duri ma che ti rafforzano e ti migliorano. E che hanno portato oggi Fabio e la sua azienda ai vertici del settore. Ha spiegato: "Abbiamo passato anni turbolenti con tante preoccupazioni, ma sono quelli che alla fine ti formano. Una scuola di vita. Che mi ha lasciato degli insegnamenti che spesso mi tornano utili."

Avv. Fabio Regazzi

Insomma ora il mare è più tranquillo, anche se il contesto rimane difficile. Una scuola di vita dicevamo. Utile, magari, in un futuro non troppo lontano, alle nuove generazioni che succederanno a Fabio Regazzi. "Mi sento ancora giovane e nel pieno delle mie forze, ma l’anagrafe è impietosa e il tempo scorre veloce" – spiega l’attuale presidente. Il tema dunque sta cominciando a diventare di attualità, per cui "meglio non aspettare troppo anche perché la vita non ti dà nessuna garanzia. Ho cominciato a fare qualche riflessione, ma al momento non è ancora un tema prioritario per me"

Tuttavia un simpatico aneddoto da raccontare c’è.
"Un giorno una delle mie nipoti è venuta in azienda a trovarmi e mi ha criticato per il disordine presente sulla mia scrivania. A quel tempo aveva 12 anni ma già molto tosta. Le dissi a mo’ di battuta che il giorno che sarebbe diventata lei direttrice dell’azienda avrebbe potuto gestire come voleva il suo ufficio. Quella stessa sera sua madre la vede sfogliare una rivista di mobili d’ufficio e segnare alcuni di loro con i post-it. Alla domanda cosa facesse, lei rispose candidamente che stava scegliendo l’arredamento per il suo futuro ufficio in azienda…”.

Insomma la quarta generazione di Regazzi sta già bussando alla porta. Chissà che non inizi proprio in azienda con un apprendistato per diventare impiegato in logistica.
“In totale ho 9 nipoti, uno di loro sta facendo l’apprendista in azienda. Ne sono felice, ma non ho cercato di spingerli o condizionarli troppo perché la trovo una cosa sbagliata. I giovani devono aver la possibilità di rincorrere i propri sogni. E’ chiaro però che in cuor mio ci spero, ma non detterò mai la linea. Se ci sarà qualcuno in famiglia che avrà la volontà e le capacità di assumersi la responsabilità di condurre l’azienda bene, ma non escludo altre soluzioni, perché l’obiettivo non è la successione familiare ma garantire la continuità dell’azienda”.

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