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Valentina: donna, ingegnere e… mamma!

   
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Lavorare in settori ancora a trazione maschile, senza rinunciare a realizzarsi come donna e come mamma, è possibile.

Anzi, le soft-skills squisitamente femminili costituiscono una fonte di energia e di arricchimento in qualsiasi team di lavoro.

 

Valentina, ci puoi raccontare brevemente qual è stato il tuo percorso accademico?
Ho ottenuto il diploma di maturità scientifica nel 2002 e poi mi sono iscritta al Politecnico di Milano dove, nel 2008, ho conseguito la laurea specialistica in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio - indirizzo Scienze ambientali applicate.

Dopo la laurea, mi sono buttata subito nel mondo del lavoro ed è lì che è nata e si è sviluppata la mia grande passione per l’energia. Due anni fa ho voluto iniziare un Master in Energy Management che ho concluso felicemente l’anno scorso.

BLOG - Intervista a Valentina Tomasello copia_2

Immagino che al Politecnico, a frequentare la tua facoltà, non ci fossero molte ragazze… O sbaglio?
Diciamo che la facoltà di Ingegneria era, ed è tuttora, frequentata per la maggior parte da ragazzi poiché le materie, tutte tecnico/scientifiche, continuano purtroppo ad esercitare poco appeal sul genere femminile… È pur vero che spesso, anche se una ragazza avrebbe di per sé una comprovata attitudine e uno spiccato interesse nei confronti di queste materie (matematica, fisica, termodinamica, elettrotecnica), alla fine, per retaggi culturali o per le pressioni dei genitori, decidono di indirizzarsi verso altri studi, ritenuti più adatti a una ragazza: studi umanistici, economici, sociali, artistici o legati al mondo dei media e della comunicazione… Io sono appassionata di fisica da sempre, la trovo una materia affascinante che mi ha sempre incuriosito, pertanto, in tutta franchezza, non riesco a capire perché studiare materie scientifiche sia tutt’oggi ritenuto non sufficientemente stimolante per una donna!

 

I tuoi compagni di Università ti consideravano una di loro oppure, nei tuoi confronti, nutrivano dei pregiudizi?
Sono sempre stata abituata a stare in mezzo ai maschi! Pensa che, nella classe delle elementari, eravamo solo tre femmine! Anche alle medie eravamo pochine…

Venendo alla domanda, devo dire che i miei compagni di Università mi hanno sempre considerata in tutto e per tutto una di loro, non hanno mai mostrato alcun pregiudizio nei miei confronti. Studiavamo in gruppo, ci aiutavamo con spirito cameratesco e ci trovavamo anche al di fuori dell’Università: per un aperitivo o per mangiare una pizza insieme… Avendo frequentato un indirizzo Ambientale, nella mia facoltà di donne a dire il vero ce n’erano percentualmente di più che nel resto del dipartimento. Ovviamente, essendoci poche donne in tutto il Politecnico, quelle che c’erano… davano sicuramente più nell’occhio!

 

E i professori, come consideravano voi studentesse?
Ho avuto una docente di fisica donna, davvero bravissima, una gran bella persona che mi ha lasciato dei ricordi molto positivi. I professori uomimi invece, quelli della vecchia guardia per intenderci, mostravano un atteggiamento un po’ prevenuto nei confronti di noi studentesse. In occasione degli esami orali, quelli nelle materie più specialistiche, io e le mie compagne di corso avevamo l’impressione che ci accogliessero e approcciassero con aria di sufficienza. Poi, però, si sono ricreduti e i voti che ci hanno dato sono stati equi. I docenti più giovani, al contrario, ci hanno sempre considerate alla pari dei maschi.

 

Dopo la laurea, ti si sono aperte delle opportunità professionali oppure - il fatto di essere donna - ti ha reso da subito il cammino più difficile?
Devo dire che mi si sono aperte subito delle interessanti opportunità professionali. Se all’inizio, in quanto donna, non ho notato differenze di approccio, cammin facendo il percorso si è fatto più difficile perché, nel frattempo, sono diventata mamma di due splendidi bimbi e non è sempre stato facile conciliare il lavoro con la famiglia.

Quando i bambini erano più piccoli, sono passata da un tempo pieno a un tempo parziale: questa riduzione del tempo di lavoro mi ha reso le cose decisamente più complicate rispetto a un parigrado collega maschio. Dovevo infatti portare gli stessi risultati ma con meno tempo a disposizione.

Questa situazione poco favorevole, tuttavia, ha avuto anche un risvolto positivo: mi ha resa più flessibile e più abile nella gestione e nell’ottimizzazione degli impegni.

Credo che nel mondo del lavoro, almeno per quella che è stata la mia esperienza, la differenza maggiore la faccia più l’essere madre che l’essere donna.

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Essere una giovane donna ingegnere, e per di più di bella presenza, ti ha causato qualche problema sul lavoro?
Fino ad oggi, fortunatamente, no. Sono sempre stata molto attenta a pormi nella maniera giusta, facendo leva sulle mie competenze e sulla mia capacità di lavorare in team, piuttosto che sulla bella presenza! Ho evitato qualsiasi atteggiamento ambiguo e non ho mai enfatizzato la mia femminilità con look appariscenti: certe “mises” preferisco riservarle alla sfera privata…

 

Quanto è stato difficile farsi accettare in un ambiente lavorativo popolato quasi esclusivamente da uomini?
Non è mai risultato difficile farmi accettare, diciamo che sono sempre riuscita ad adattarmi bene alle diverse situazioni che mi si sono presentate.

Se ci sono stati episodi un po’ imbarazzanti o qualche commento sopra le righe - circostanze che capitano peraltro un po’ in tutti gli ambienti, e non solo di lavoro - ho sempre cercato di glissare e di sdrammatizzarli, insomma non ci ho mai fatto troppo caso!

 

Quali strategie hai dovuto mettere in atto per riuscire a ottenere credibilità e considerazione?
L’unica strategia possibile è quella di rimanere estremamente professionali e, allo stesso tempo, diretti. Così facendo, la credibilità e la considerazione le si ottengono di conseguenza, quasi in automatico!

 

Che consigli ti senti di dare alle ragazze che stanno valutando se intraprendere un percorso analogo al tuo?
Beh, consiglierei loro di non farsi troppi problemi, di non essere rinunciatarie ma di seguire le proprie passioni e inclinazioni con tenacia, senza arrendersi alle prime difficoltà, alle pressioni di terze persone o a pregiudizi ancora troppo radicati.

Certamente non è facile conciliare il ruolo di donna e di madre con quello di professionista e lavoratrice, ma questo vale per qualsiasi ambito non solo per un settore professionale particolarmente “maschile” come il mio… Anzi, è importante arrivare alla consapevolezza che noi donne siamo diverse ma complementari agli uomini, che avere una donna in un team di lavoro costituisce un valore aggiunto e non un limite. Noi donne, oltre ad essere resilienti e multi-tasking (caratteristica non da poco), siamo notoriamente empatiche e intuitive: qualità fondamentali e necessarie in un ambiente di lavoro, soprattutto a trazione maschile.

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