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Una Svizzera senza energia elettrica?

   
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Molti ricordano forse quando accompagnavano la mamma nella lavanderia della casa per fare il bucato e ricordano forse anche che il bucato non era consentito in alcune ore della giornata, perché il consumo di energia elettrica era eccessivo. Ebbene, quei tempi andati potrebbero in futuro ritornare. E non solo per la semplice operazione di lavare i panni. Ma nessuno ne parla volentieri, tanto meno le autorità. Sì, perché il consumo di energia elettrica è in costante aumento in Svizzera e la produzione indigena, attraverso i bacini idroelettrici e il nucleare, non sarà sufficiente a coprire tali consumi.

Come è noto, la Svizzera ha adottato la cosiddetta Strategia energetica 2050, che prevede la chiusura delle nostre centrali nucleari e il potenziamento delle energie rinnovabili. Ma un po’ tutti i paesi cominciano a fare i conti con il fatto che gli obiettivi di sostenibilità energetica molto difficilmente potranno essere realizzati, certamente non nei tempi previsti o auspicati.

Una Svizzera senza energia elettrica

Già attualmente la Svizzera e il Ticino in particolare rischiano dei veri e propri blackout elettrici, quindi un blocco della fornitura di energia elettrica, perché facciamo parte della rete internazionale europea dell’energia e un problema a una centrale di produzione in Italia o in Francia ha o può avere conseguenze sulla fornitura di elettricità in Svizzera. Naturalmente il progresso scientifico sta affrontando sia il problema della produzione di energia elettrica sia la transizione energetica verso un utilizzo più massiccio delle energie rinnovabili, ma sarebbe più corretto e onesto se non si illudessero le cittadine e i cittadini come si sta un po’ facendo oggi nella promozione dell’auto elettrica.

Nessun paese o quasi ha onestamente la capacità di rete per supportare un numero importante di auto solo elettriche e le loro ricariche. Lo sviluppo della produzione di energia elettrica in maniera sostenibile richiede progresso scientifico e ingenti investimenti. Inoltre, alcune tecnologie come quelle delle batterie al litio, che richiedono investimenti di molti miliardi di franchi, potrebbero diventare obsolete nel giro di dieci anni. La paura di un razionamento dell’energia elettrica in Svizzera, che avrebbe conseguenze economiche importanti se non addirittura catastrofiche, non è dettata solo dall’aumento dei consumi ma anche dal fatto che in vista della transizione energetica, i paesi produttori di elettricità dal nucleare come la Francia non forniranno più alla Svizzera tutta l’energia che viene fornita oggi.

Una Svizzera senza energia elettrica_2

La Germania entro 15 anni intende abbandonare la produzione di elettricità attraverso il carbone. La Svizzera è suo cliente. Abbiamo bisogno di più energia da un lato ma vogliamo chiudere le centrali nucleari e dunque dipenderemo maggiormente dalle importazioni dall’estero, che però non saranno più garantite perché i paesi fornitori avranno bisogno di questa energia prodotta da loro. Al momento la politica federale non sa che pesci pigliare. La ricetta miracolosa non esiste e certamente bisogna sostenere massicciamente sia la ricerca scientifica sia la riduzione dei consumi. Appare sempre più evidente che la durata di vita delle attuali centrali nucleari in funzione in Svizzera potrebbe essere prolungata di una decina d’anni per cercare di realizzare con maggiore sicurezza la transizione energetica. Senza nuove tasse però, come ha stabilito il popolo svizzero lo scorso mese di giugno bocciando la legge federale sul CO2.

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