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Team working, una soft skill fondamentale?

   
AITI
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Nelle competenze richieste dai datori di lavoro, spesso si legge “capacità di lavorare in gruppo”. La collaborazione è fondamentale per la maggior parte delle carriere lavorative e sembra essere una soft skill particolarmente richiesta. Tuttavia, bisogna chiedersi se è sempre un vantaggio lavorare in team o, perlomeno, se è più efficiente del lavoro in solitaria.

Sappiamo benissimo che lavorare in team significa più teste pensanti che collaborano attivamente. Lo scambio di pensieri, opinioni e conoscenze, così come la discussione costruttiva, sono fondamentali per portare alla luce nuove idee, perfezionare il lavoro svolto fino a quel momento, trovare nuove modalità di problem solving, eccetera.

Gruppo di colleghi durante una sessione di brainstorming

Anche il tempo di lavoro potrebbe diminuire: più persone per un compito, dunque più risorse per un’attività, se la coordinazione è efficiente.

Pensiamo anche a un collaboratore poco motivato a svolgere una funzione aziendale: con un team la sua motivazione può aumentare e farsi contagiare dagli altri colleghi per raggiungere uno scopo comune.

Sempre più aziende decidono di sviluppare il lavoro in gruppo, che permette non solo di coltivare relazioni, ma anche di trovare soluzioni in tempi rapidi. Banalmente, un dipendente che deve ripensare al packaging di un prodotto, ci impiegherà idealmente più tempo a realizzarlo o, perlomeno, avrà una visione piuttosto unilaterale. Se al dipendente viene affiancato un intero team di lavoro, ecco che ciascun elemento potrà concentrarsi su un piccolo pezzetto della funzione aziendale e avere comunque una visione d’insieme dell’intero progetto. Inoltre, ogni collega saprà che la sua produttività sarà fondamentale per il raggiungimento dello scopo (per esempio, la realizzazione del nuovo packaging).

Tuttavia, non mancano anche gli svantaggi del team working: basti pensare, per esempio, al tempo. Si è detto che spesso la soluzione si trova in tempi più rapidi se si lavora in team. Questo perché ci sono più persone che lavorano alla stessa attività. Non sempre è così. Le attività preliminari, come il brain storming per la raccolta di idee e lo scambio di opinioni, possono rubare tempo prezioso e addirittura usarne troppo. Non sempre è facile conciliare idee diverse e, magari, opposte. In questi casi il lavoro in team diventa svantaggioso per l’azienda, che rischia di subire dei ritardi sulla tabella di marcia.

Un altro grande svantaggio è la poca flessibilità. Quando un dipendente lavora in solitaria, non deve adeguarsi ai ritmi di lavoro degli altri e decide autonomamente (rispettando eventuali termini di consegna) come, quando e perché lavorare al progetto, trascurando però le relazioni sociali e la possibilità di adottare nuovi punti di vista. Questo di fatto non è possibile se si lavora in gruppo, poiché le esigenze degli altri, almeno dal punto di vista di orario e tempo lavorativo, sono diverse da quelle del singolo e devono essere coordinate.

Impiegato lavora da solo in una sala conferenza vuota

Dunque, meglio lavorare da soli o in gruppo? Sembrerebbe che la soluzione migliore sia poter contare su un team, ma anche non trascurare il lavoro in solitaria. Se ci sono attività che possono prediligere il lavoro in gruppo (come il lancio di un nuovo prodotto), altre richiedono o favoriscono il lavoro in solitaria. Il bravo lavoratore deve sapersi muovere in questi due diversi universi, misurandosi con i colleghi, ma sapendo anche progredire da solo. Un compito non facile, ma che può essere una carta vincente agli occhi dei datori di lavoro.

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