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Sul lavoro… felici

   
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Alla fine degli anni ’90 Martin Selingman, uno psicologo statunitense, ha dato vita alla psicologia positiva, ovvero allo studio scientifico che permette di comprendere quali sono gli aspetti dell’esperienza umana che rendono la vita degna di essere vissuta. Selingman si è chiesto se davvero esiste un livello di felicità stabile che può essere sviluppato in modo duraturo e in che modo. La risposta è stata semplice: bisogna rinforzare le emozioni positive e le potenzialità individuali nel lavoro, nelle relazioni e nei ruoli sociali: serenità, orgoglio, gioia, entusiasmo, gratitudine, stupore e speranza.

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Infatti, un aspetto importante della vita di un individuo è quello di sentirsi appagato in diversi ambiti, tra i quali anche il lavoro. La psicologia positiva nel lavoro riconosce l’importanza del contributo che ciascun dipendente crea coltivando buone relazioni e promuovendo la felicità in azienda. Ogni lavoratore è tenuto infatti a dare il proprio apporto in termini emotivi, inserendosi nel meccanismo positivo di felicità crea felicità. Il benessere in azienda viene dunque creato dal pensiero positivo e dalle emozioni che ogni dipendente porta con sé e condivide.

È da specificare che la psicologia positiva può essere applicata a ogni settore aziendale e, in generale, in ogni ambiente professionale. Ciò non significa che in un’azienda non si trascorrano momenti negativi e difficili e la psicologia positiva non mira, infatti, ad eliminarli, ma piuttosto a non lasciarsi travolgere dallo stress e dalle difficoltà e ad affrontare gli avvenimenti.

Implementare emozioni positive in ambito professionale significa rendere il lavoratore consapevole della propria esperienza lavorativa e aiutarlo nel percorso professionale e di fronte a sfide e ostacoli. Inoltre, lavorare in questo modo migliora il clima del gruppo di lavoro.

Attraverso tecniche e strumenti di welfare aziendale l’azienda dovrebbe dunque implementare la psicologia positiva: in primo luogo, ci deve essere un’attenzione alla qualità e dunque far sapere ai propri collaboratori che, se si fa bene il proprio lavoro e questo viene riconosciuto, la motivazione e l’atteggiamento ne risentono positivamente. Se il dipendente conosce le proprie abilità e vive il suo lavoro come un mezzo per migliorarsi, ciò assume un valore.

Sul lavoro… felici

In secondo luogo, bisogna spronare a fare azioni positive e intraprendenti, come per esempio la presa di responsabilità. In questo modo, si privilegia un rapporto di rispetto e di stima e si nutrono buone relazioni. Infine, bisogna lasciare spazio: l’autonomia supporta l’automotivazione e il senso di efficacia del proprio operato, aumentando anche autostima e apporto positivo.

Un lavoratore felice, in grado di riconoscere e portare in azienda le sue emozioni positive, è sicuramente un surplus per l’azienda: lavora meglio, si impegna e fa un lavoro di qualità. Naturalmente aspetti ed atteggiamenti che l’azienda deve riconoscere, supportare e premiare per favorire un clima positivo.

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