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Skill mismatch e nuovi equilibri per la formazione professionale

   
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Nonostante i sondaggi indichino la disoccupazione come una delle principali preoccupazioni dei cittadini svizzeri, da anni sul mercato del lavoro il numero di posti di lavoro vacanti è superiore a quello delle persone in cerca di impiego.

Il fenomeno è dovuto a quello che viene descritto come skill mismatch, ossia: i profili ricercati dalle aziende sono diversi da quelli dei candidati disponibili; quindi, domanda e offerta non si incontrano. Le imprese richiedono sempre più professionisti capaci di anticipare, prevedere e persino generare il cambiamento. Persone dotate pertanto non soltanto di abilità, ma anche di flessibilità, curiosità, fantasia, spirito d’iniziativa, empatia e creatività, mentre la formazione professionale sembra più orientata a “costruire” specialisti in grado di svolgere compiti precisi e predefiniti.

Skill mismatch

Il sistema formativo professionale svizzero è uno dei fiori all’occhiello della nostra economia. Nasce infatti con il chiaro proposito di creare professionisti che non siano soltanto in grado di “fare” una cosa, ma che sappiano che cosa stanno facendo, come è meglio farlo, e soprattutto perché lo fanno. Un modello formativo molto diverso da quello in cui il lavoratore viene semplicemente istruito affinché acquisisca l’abilità (skill) necessaria a svolgere a comando determinati compiti con l’adeguato grado di rapidità e precisione.

La ricchezza fondamentale della formazione professionale svizzera, difficilmente replicabile altrove, è la lungimiranza nell’aver concepito la formazione come un processo in cui l’apprendimento teorico, l’applicazione guidata in un contesto operativo, la messa in discussione quotidiana, lo scambio e la condivisione di esperienze, si amalgamano per garantire lo sviluppo di competenze, e non di semplici abilità, nella crescita professionale delle persone. In questa sua ricchezza, si tratta di un modello che non potrà mai considerarsi superato.

Skill mismatch e nuovi equilibri per la formazione professionale

La rigidità di cui oggi sembra soffrire il sistema formativo professionale e che rende problematica la sua capacità di rispondere ai rapidi mutamenti del contesto, risiede forse nell’elevato grado di dettaglio in cui esso suddivide le diverse professioni (quasi 250) che si propone di certificare. Ossia, per l’appunto, in un’eccessiva dispersione di energie sul “cosa” fare e sul “come” farlo, in un contesto economico in cui, invece, i ruoli sono sempre più fluidi e le priorità cambiano quasi ogni giorno rendendo prioritario riflettere sul “perché”.

Le opportunità per immaginare nuove prospettive non mancano: la tecnologia, grazie a supporti digitali che non esistevano fino a pochi anni fa, e su cui si sta riversando un’immensa quantità di conoscenza e know-how, rappresenta una risorsa dai potenziali tutti da scoprire. Valorizzandone il contributo, la formazione professionale potrà concentrare le proprie energie sul suo vero punto di forza: la capacità di unire la teoria con la pratica e la crescita umana, nel processo di costruzione continua delle competenze.

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