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Ritorno al primordiale: Il mondo che cambia

   
AITI
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Se l’essere umano fosse un software, avremmo già ricevuto un messaggio di aggiornamento: "Nuova versione disponibile: Homo Sapiens 2.0 – Adattati o perisci". Peccato che nessuno ci abbia chiesto se volessimo installarlo. E così, ci troviamo immersi in un mondo che sembra aver deciso di cliccare su "Ripristina impostazioni di fabbrica". Siamo tornati ai fondamentali: chi urla di più vince, chi ha più muscoli comanda, e chi propone soluzioni collaborative viene guardato con lo stesso sospetto riservato a un venditore porta a porta.

Per chi si occupa di welfare aziendale e crede nella responsabilità sociale d’impresa, questo è un periodo piuttosto delicato. Sembrava avessimo imboccato con decisione la strada di aziende più attente ai propri dipendenti, politiche di inclusione, modelli di business sostenibili… e invece, ci siamo svegliati in un film post-apocalittico dove le riunioni strategiche sono sostituite da combattimenti in gabbia (metaforici, per ora).

Si assiste a un preoccupante revival di dinamiche che pensavamo superate. Governi che chiudono confini, aziende che fanno marcia indietro sulle loro politiche di inclusione in nome della "sopravvivenza", guerre che ridisegnano confini e coscienze. A volte abbiamo l’impressione che persino la pausa caffè in ufficio sembra più tesa: nessuno osa più lamentarsi del distributore automatico, per paura che la macchina stessa prenda il controllo e diventi CEO.

Ma siamo sicuri che sia questa la direzione definitiva? Oppure stiamo solo attraversando una tempesta prima di un nuovo equilibrio? Noi siamo convinti che, nonostante tutto, la spinta verso un mondo più umano e sostenibile non sia morta. Anzi, proprio nei momenti di crisi si rivelano le forze più resilienti che non intendono farsi trascinare nel Medioevo 2.0.

Molte aziende, nonostante la pressione del contesto, continuano a investire nelle persone. Sempre più leader aziendali comprendono che il successo non dipende solo dai numeri di bilancio, ma dalla qualità della vita dei loro dipendenti. Sempre più giovani cercano lavori in cui il valore conta più del profitto (ok, non sempre, ma lasciateci almeno questa speranza!).


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Il welfare aziendale come antidoto all’età della pietra

Se la tendenza è quella di tornare al passato, allora rispondiamo con intelligenza: recuperiamo i valori tribali migliori! Le antiche comunità funzionavano perché si basavano sulla collaborazione, sulla protezione reciproca, sulla condivisione delle risorse. Ecco, se dobbiamo regredire, facciamolo bene: creiamo "tribù aziendali" dove il benessere non sia un optional, ma un pilastro.

E non dimentichiamo la sostenibilità: mentre alcuni vogliono scavare fossati intorno ai loro castelli, altre aziende costruiscono ponti (metaforicamente e non). La CSR non è solo un capriccio per aziende "fighette", ma una leva strategica per restare competitivi in un mondo che, piaccia o no, dovrà fare i conti con la realtà climatica, sociale ed economica.

Il pendolo della storia oscilla, ma la direzione a lungo termine dipende anche da noi. Se oggi sembra che il mondo voglia tornare a logiche primitive, non significa che non possiamo spingerlo di nuovo verso il progresso. Magari non subito, magari con qualche livido metaforico, ma ce la faremo.

Quindi, a tutti coloro che si sentono sopraffatti da questa ondata di cinismo globale: ritroviamoci tutti attorno a un falò aziendale e decidiamo insieme di cosa abbiamo bisogno per lavorare insieme e potenziare le nostre energie individuali e di squadra per affrontare le enormi sfide che il mondo ci mette davanti.

 

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