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Questo è un paese per vecchi

   
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La recente rilevazione della forza lavoro in Svizzera attesta che il tasso di attività (tasso di persone attive sulla popolazione totale) fra il 2011 e il 2021 è cresciuto di 1,6 punti percentuali, attestandosi all’83,7 %. Non è un dato da poco nel confronto internazionale. In Ticino, il Cantone più “anziano” della Svizzera, su una popolazione di circa 350'000 abitanti i posti di lavoro sono circa 238'000.

L’aumento più netto della popolazione attiva in Svizzera è stato osservato nella fascia di età dai 55 ai 64 anni (+5,9 %). Ciò è un ulteriore elemento che conferma il negativo andamento della demografia. Cresce infatti la fascia di età della popolazione lavorativa prossima all’età del pensionamento.

La tendenza generale della demografia è già nota da tempo e non può essere definita che impietosa. Nei prossimi 5-15 anni, alcune decine di migliaia di persone che attualmente lavorano, la cosiddetta generazione del baby-boom, se ne andrà in pensione, lasciando un vuoto sul mercato del lavoro che difficilmente potrà essere compensato. Per cercare di ovviare il più possibile a questa situazione, bisognerà certamente aumentare la quota di donne nel mercato del lavoro, il che implicherà un aumento consistente dei servizi di conciliabilità lavoro-famiglia e un aumento delle posizioni decisionali in azienda occupate da donne. Un’altra parte della risposta al calo demografico potrà essere data da un maggiore grado di automazione dei processi produttivi e aziendali. Inevitabilmente laddove il mercato del lavoro indigeno non potrà compensare l’uscita delle persone verso il pensionamento, bisognerà reperire personale anche all’estero.

Questo è un paese per vecchi

Una recente analisi commissionata dall’Associazione industrie ticinesi alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) mostra l’evoluzione del mercato del lavoro in relazione alle scelte formative delle persone, in particolare i giovani e di chi il mercato del lavoro avrà bisogno nei prossimi 5 anni.

Intanto, in ogni scenario – negativo, medio e positivo – l’analisi SUPSI indica che vi sarà una crescita dell’occupazione che nel 2026 potrebbe raggiungere i 250'000 posti di lavoro, nonostante gli effetti negativi della pandemia e le conseguenze della guerra in Ucraina. Aggiungendo pensionamenti e decessi che avverranno, i fabbisogni occupazionali oscilleranno fra i 33'000 e i 46'000 posti di lavoro da occupare.

Nel periodo 2022-26, il sistema formativo ticinese porterà sul mercato del lavoro oltre 28’000 nuovi lavoratori, di cui quasi il 40% avrà una formazione di grado terziario e circa il 60% di secondario II.

I fabbisogni occupazionali saranno marcati in particolare nel settore sanitario, nelle attività scientifiche e tecniche, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, le attività manifatturiere, le attività immobiliari e i servizi di comunicazione e informazione.

Un altro fattore da considerare è il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro. Questo disallineamento esiste sempre ma può essere più o meno accentuato.

Questo è un paese per vecchi (2)

Si pone evidentemente una seria riflessione sull’offerta del sistema scolastico e sulla sua permeabilità con le esigenze del mondo del lavoro in quanto a profili professionali necessari. Nessuno pretende che i giovani e le persone in generale scelgano esattamente quanto richiede il mercato del lavoro lasciando da parte le proprie aspirazioni personali, ma indubbiamente le persone quando scelgono i percorsi professionali dovranno fare qualche riflessione maggiore. E non solo sulle professioni. Perché nel mondo del lavoro accanto alle competenze della professione è necessario possedere anche solide competenze personali: lavorare in gruppo con altre persone, gestire un gruppo di persone che lavorano, condurre un progetto, prendersi delle responsabilità e risolvere un problema che si pone all’azienda. Il mondo del lavoro diventa più complesso ma offre anche nuove opportunità che prima non esistevano. Bisogna imparare anche a coglierle.

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