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Quando il dipendente è sempre presente

   
AITI
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In un mondo frenetico come quello di oggi, ammalarsi è un problema, poiché le aziende richiedono sempre maggiore produttività, efficienza e velocità nelle pratiche da sbrigare ai loro dipendenti.

Al giorno d’oggi un dipendente può sentirsi sottopressione a causa del ritmo lavorativo e, in un’ottica malsana, può credere che ammalandosi, e dunque perdendo ore di lavoro, non riesca a raggiungere gli standard di produttività richiesti dall’azienda. Oppure, per sfuggire a problemi quotidiani come contesti familiari difficili, preferisce trascorrere diverse ore sul posto di lavoro.

Quando il dipendente è sempre present

Questa pressione dà vita all’iper-presenzialismo, cioè quando un dipendente va al lavoro in qualsiasi circostanza (e spesso ci rimane più del dovuto), un comportamento che intacca fortemente la sfera della salute psicofisica. In tal senso, non è sano, infatti, il fenomeno del presenzialismo. Attenzione però: un lavoratore sempre presente non è, per forza, dipendente dal lavoro. Non si tratta infatti di workaholism (argomento che abbiamo già affrontato in passato), ma di una presenza costante in azienda dovuta a problemi esterni o rapporto “malsano” con l’azienda.

Partiamo dal presupposto che uno degli obiettivi principali dell’azienda per garantire un ambiente di lavoro sano e positivo dovrebbe essere la diminuzione dello stress dei propri dipendenti, problema che può causare assenteismo o, in contrapposizione, iper-presenzialismo.

Se l’assenteismo è facile da individuare, è diverso quando si parla di iper-presenzialismo: il lavoratore è presente sul luogo di lavoro (magari anche più del dovuto) e magari è ammalato ma i colleghi non lo notano. Come si fa, dunque, a capire quando effettivamente c’è iper-presenzialismo? In primo luogo, il dipendente non manca mai. Questo è facile, ma appunto potrebbe essere confuso con la dipendenza da lavoro. Il dipendente non si ammala mai, non ha mai impegni familiari che giustifichino un’assenza, spesso si ferma più del dovuto. Ma questo non basta per riconoscere il fenomeno.

In secondo luogo, inizia a produrre di meno. Infatti, l’iper-presenzialismo non presuppone una maggiore produttività, anzi. Un lavoratore sempre presente, e soprattutto quando affranto da altri problemi o ammalato, non sarà produttivo come in un contesto “normale”.

Quando il dipendente è sempre presente

Infine, le sue pause si allungheranno e la comunicazione con i colleghi peggiorerà bruscamente. Insomma, il dipendente mostrerà segni di malessere psicologico.

L’azienda deve riconoscere al più presto il fenomeno e parlarne dapprima con il dipendente per salvaguardare la sua salute, senza però infrangere la sua privacy. Successivamente, l’azienda deve mettere in atto delle contromisure per aiutare il dipendente e valutare se le misure messe in atto per evitare l’assenteismo (es. obiettivi da raggiungere, richiesta di presenza assidua in ufficio, eccetera) possano aver favorito (erroneamente) l’iper-presenzialismo.

La miglior misura per evitare l’iper-presenzialismo rimane comunque la prevenzione: l’azienda deve saper comunicare efficacemente ai suoi dipendenti le strategie e le misure per contrastare sia l’assenteismo, sia l’iper-presenzialismo e trasmettere il messaggio che la produttività qualitativamente valida è meglio della maggiore quantità della stessa.

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