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Quando essere analogico diventa un problema

   
AITI
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Quando la vicinanza diventa fuorilegge i cittadini si ingegnano, le aziende e le organizzazioni trovano soluzioni immediate e lo Stato …. arranca.


Marco non è esattamente un nativo digitale, aveva 20 anni quando vide arrivare con curiosità il World Wide Web. Ha poi sempre cercato di restare al passo, sia sul lavoro che nella vita privata. Oggi per lui è assolutamente normale comunicare, informarsi ed effettuare una moltitudine di operazioni quotidiane con il suo “Smartphone”. Tutti i suoi dati privati sono a sua disposizione, accessibili da ogni “Device” elettronico, sul suo spazio “Cloud”. Effettua tutte le sue operazioni bancarie dal suo “Online banking” e paga tutto quanto con la sua carta, spesso direttamente con il telefono. Da qualche tempo anche utilizzando comodamente “Twint”, per esempio quando occorre dividere il conto del “Food Delivery” con i colleghi in ufficio.

Quando essere analogico diventa un problema

Marco lavora in “Smart working” da oltre un anno, in ufficio si sono organizzati con dei turni di presenza a rotazione. Quando, nel marzo 2020 si è stati costretti dal “Lockdown” a stare a casa è stato difficile affrontare il momento, ma in fondo il lavoro ha potuto continuare come prima. In ufficio erano già pronti: dati a disposizione di tutti sul “Drive”, applicativi per le “Videocall” installati su tutte le macchine, “Calendar” condiviso con i colleghi. Certo, un po' tutti si sono dovuti abituare e imparare anche ad utilizzare meglio questi strumenti, che permettono di collaborare staccandosi dalla nozione di spazio (insieme in ufficio) e di tempo (asincronicità delle attività). La nuova situazione ha spinto l’azienda a decidere di investire in un programma di “Project Management”, che Marco si sta divertendo a scoprire insieme ai colleghi.

 

Per lavoro Marco ha a che fare spesso con uffici pubblici. Riunioni, pratiche amministrative, progetti sui quali coordinarsi e collaborare. Convocazioni di “Riunioni in presenza”, difficoltà a organizzare una videoconferenza a causa dell’assenza di telecamere sui PC, moduli da stampare, firmare e spedire per posta. Funzionari pubblici in “Telelavoro” che timbrano presenza dal proprio domicilio. Funzionari che fanno gli straordinari schiacciati dal peso di migliaia di incarti di richiesta di contributi, organizzati in grandi scatole e spostati da un ufficio all’altro a forza di braccia.

Quando essere analogico diventa un problema_2

Marco ne conosce tanti di dipendenti pubblici che si trovano a lavorare in queste condizioni. Ci parla e li capisce quando gli spiegano che stanno dando il massimo. Vede che fanno di tutto per dare un servizio, usando anche tempo e strumenti privati per dare risposte, pagare indennità e contributi, emettere decisioni. Ma per quanto tempo reggeranno a questo combattimento quotidiano a mani nude?

 

Marco ha poi visto alcuni docenti dei suoi figli ingegnarsi per organizzare le loro lezioni a distanza, con strumenti e metodi innovativi ed interessanti. Ha anche visto con i suoi occhi altri di loro come paralizzarsi davanti all’impegnativo compito di rivedere le loro modalità didattiche o addirittura rifiutare, senza apparenti conseguenze, di fare lezione a distanza.

 

La crisi ci ha mostrato in modo spettacolare come sia fondamentale garantire la continuità e la produttività delle aziende, delle organizzazioni, della scuola e della società tutta. Per farlo servono però spazi adatti all’attività alla quale sono dedicati, strumenti tecnologici performanti, un approccio flessibile orientato all’innovazione e al cambiamento. Negli ultimi mesi Marco ha maturato la convinzione che la spinta alla digitalizzazione della nostra società deve obbligatoriamente passare da una profonda modernizzazione delle infrastrutture delle competenze a disposizione di tutti, e la pubblica amministrazione ha davanti a sé un grande lavoro da affrontare.

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