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Quando comunicazione fa rima con manipolazione

   
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La manipolazione consiste nell’utilizzare, consapevolmente oppure no, le proprie competenze comunicative per indurre persone a prendere decisioni, compiere scelte o svolgere azioni in modo non trasparente – potremmo dire: in modo subdolo e ingannevole.

Le tecniche di manipolazione utilizzate più frequentemente sono le seguenti:

  • Uso di complimenti o lodi: i complimenti e le lodi possono essere utilizzati per generare benessere nell’altra persona, in modo che sia più propensa a seguire le nostre richieste
  • Creazione di un senso di colpa: il manipolatore può far sentire l'altra persona in colpa, per impedirle di fare qualcosa
  • Minaccia o l'intimidazione: il manipolatore può minacciare l'altra persona di conseguenze negative se non fa quello che vuole
  • Distorsione della realtà: il manipolatore può distorcere la realtà per far sembrare che la sua posizione sia la migliore da prendere
  • Ripetizione di un messaggio: che alla lunga può far sembrare vero qualcosa, anche se non lo è.
  • Utilizzo di fallacie logiche nelle argomentazioni: un esempio classico è impiegare il “noi” nei discorsi politici, che genera un’adesione implicita alle idee presentate, indipendentemente da quali esse siano, solo perché si rivolge a chiunque presupponendo una comunione (di intenti, di valori, di provenienza geografica, di ideali) che sarebbe, invece, tutta da dimostrare.

Quando comunicazione fa rima con manipolazione (2)

Chi fa uso della manipolazione? Quasi tutti noi, si potrebbe dire.

Un manipolatore può cercare di controllare o sfruttare un’altra persona; un politico può svolgere disinformazione o propaganda; un partner abusante può utilizzare la manipolazione per far sentire la vittima colpevole o inadeguata; un datore di lavoro può utilizzarla per sfruttare i propri dipendenti.

Ma la manipolazione non genera soltanto conseguenze negative. Esistono infatti numerose casistiche di manipolazione con effetti positivi: i genitori, per esempio, utilizzano le tecniche elencate sopra per convincere i figli a comportarsi nel modo appropriato. Un tipo di manipolazione che viene spesso chiamata: educazione. Un leader utilizza tecniche di manipolazione per persuadere il proprio team a intraprendere azioni che sono nel loro migliore interesse.

Le tecniche di manipolazione sono da considerare semplicemente degli strumenti. Né più né meno che un coltello, che può essere usato per ferire o uccidere, ma per fortuna viene più spesso utilizzato per tagliare alimenti di cui nutrirsi.

Qual è dunque il discrimine, che ci può consentire di distinguere una manipolazione positiva da una negativa?

Sicuramente, in primo luogo, va considerata l’intenzione del manipolatore: quest’ultimo, con il proprio agire, sta cercando di ottenere un risultato positivo o negativo? Il genitore che educa i figli, o il capo che convince i propri collaboratori, sono probabilmente motivati da intenzione positive; un po’ meno il politico che cerca di raggranellare voti per la propria elezione; sicuramente meno un partner abusante che desidera sfruttare la propria vittima.

Quando comunicazione fa rima con manipolazione (1)

Inoltre, debbono essere valutati gli effetti della manipolazione: la si sta utilizzando per danneggiare l’altra persona, oppure per aiutarla a prendere una decisione migliore?

Infine, occorre valutare il grado di coercizione utilizzato: il manipolatore sta usando la persuasione, per ottenere ciò che vuole, oppure la forza?

La prima cosa da fare, comunque, è essere consapevoli dell’esistenza di strumenti che possono permettere alle persone che incontriamo di modificare il nostro volere. Conoscendo e sapendo identificare le tecniche, sarà più facile riconoscerle quando verranno usate su di noi, e avremo la possibilità di prendere le nostre decisioni senza esserne vittime.

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