A fine 2023 la Confederazione aveva un debito netto di 142 miliardi di franchi. Ciò corrisponde a un tasso d’indebitamento pari al 17,8 per cento del prodotto interno lordo (PIL). Tale valore rientra ampiamente nei parametri internazionali del debito degli Stati, dunque di cosa dobbiamo preoccuparci? I debiti correnti altro non sono che i crediti che le future generazioni dovranno rimborsare. Negli anni novanta la Confederazione aveva accumulato un debito importante, superando ampiamente i cento miliardi di franchi dell’epoca. Soprattutto l’introduzione del freno all’indebitamento all’inizio degli anni duemila, approvato dal popolo, aprì un processo di disciplina finanziaria che permise di risanare sensibilmente le finanze della Confederazione.
Finanziariamente parlando, il periodo del covid ha causato spese straordinarie di oltre trenta miliardi di franchi, in parte si è trattato di prestiti, che forse non riportano alla situazione descritta degli anni novanta, ma che indubbiamente hanno messo sotto pressione anche le finanze federali.
Negli scorsi giorni il Consiglio federale ha lanciato un progetto di risanamento del deficit strutturale della Confederazione destinato a creare discussione nei prossimi mesi, perché comporta importanti riduzioni delle spese, oneri finanziari a carico dei Cantoni e nuove entrate.
Il Governo ha ricordato che “le finanze federali sono confrontate con grandi sfide, in particolare a causa delle crescenti uscite per la previdenza per la vecchiaia e per l’esercito: le uscite ordinarie crescono molto più rapidamente delle entrate. Il Consiglio federale intende riportare in equilibrio il bilancio della Confederazione e recuperare margine di manovra. A tal fine, secondo l’attuale pianificazione finanziaria il bilancio dovrà essere sgravato in ragione di 3–3,5 miliardi di franchi dal 2027 e di 4–4,5 miliardi all’anno dal 2030”.
Se pensiamo al fatto che diversi Cantoni, fra cui il Ticino, si mostrano politicamente incapaci di fronte alla necessità di ridurre la crescita della spesa, quantomeno, se non proprio ridurla davvero, allora la situazione finanziaria negativa della Confederazione ci deve preoccupare. Primo perché minori spese della Confederazione facilmente può significare aumento della spesa a carico dei Cantoni. Secondo perché l’intenzione del Consiglio federale, Parlamento permettendo, è quella di ridurre la propria spesa in tutti i settori, spese sociali comprese. E ciò proprio in una fase temporale nella quale le spese sanitarie continueranno a crescere. Lo vedremo fra poche settimane con il nuovo aumento dei premi di cassa malati.
Crescita dell’economia contenuta se non stagnante, redditi insufficienti per far fronte all’aumento delle spese, spese a loro volta in aumento in diversi settori, non solo nella sanità e socialità, potere di spesa dei consumatori ridotto. Uno scenario preoccupante, che non ci deve tuttavia impedire dall’impegnarci nelle politiche di sviluppo economico che servono a creare valore aggiunto, posti di lavoro ed entrate fiscali per lo Stato per fare fronte ai diversi compiti. Ma nasconderemmo la testa sotto la sabbia se non ammettessimo che siamo entrati in un periodo difficile, nel quale anche la proverbiale capacità della Confederazione di mantenere la barra dritta sul fronte della spesa viene messa a durissima prova. Ciò che invece diversi Cantoni non sono capaci di fare. E questo deve preoccupare la generazione attuale e soprattutto quelle future.