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Pandemia, perché l’Europa sta perdendo

   
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“What has gone wrong?”. “Cosa è andato storto?” si chiedeva recentemente il settimanale inglese The Economist a proposito della situazione della pandemia in Europa. Titolo che per analogia almeno in gran parte potremmo estendere alla Svizzera.

L’Europa complessivamente appartiene alle regioni più ricche del pianeta e ha in generale dei sistemi sanitari e di welfare avanzati. Il consenso politico a sostegno della cura delle persone contro la pandemia è elevato. Eppure durante la pandemia l’Europa è inciampata nelle difficoltà.

Pandemia, perché l’Europa sta perdendo

I numeri sembrerebbero dire una cosa diversa, perché con 138 morti ogni 100'000 abitanti, l’Europa è messa meglio dell’Inghilterra (187 morti ogni 100'000 abitanti) e degli Stati Uniti (166 morti ogni 100'000 abitanti). Sono però altri i numeri che pongono l’Europa in una posizione di debolezza e si tratta di numeri che riguardano sia la pandemia sia la situazione economica.

Solo circa il 14 per cento dei cittadini dell’Unione europea è stato vaccinato in questo momento, mentre che in Inghilterra siamo oltre il 50 per cento e gli Stati Uniti siamo al 40 per cento.

In ambito economico, nell’ultimo trimestre del 2020 l’economia americana cresceva del 4,1 per cento su base annua, mentre che in Cina lo scorso anno la crescita economica è stata del 6,5 per cento. La zona euro è tuttora in contrazione.

Parte del problema è dovuto alla demografia. Le popolazioni dell’Unione europea sono mediamente più anziane e dunque maggiormente attaccabili dal virus e dalle sue mutazioni. Altri fattori come l’affollamento di molte città europee e la mobilità transfrontaliera possono avere influito sulla difficile situazione dell’Europa.

Pandemia, perché l’Europa sta perdendo (2)

Ma l’Europa ha commesso anche alcuni errori sui vaccini. I negoziati sui contratti di acquisto non sono stati affrontati nella maniera migliore, soprattutto durante l’estate 2020, concentrando l’attenzione prima di tutti sul prezzo e meno sulla sicurezza dell’approvvigionamento. In questo senso anche la politica del Consiglio federale si espone a più di una critica. Mentre diversi paesi europei ed extraeuropei hanno già omologato e messo a disposizione fino a 4 vaccini, anche se come detto in quantità ancora limitate, la Svizzera tuttora fa affidamento solo su due vaccini. Inoltre, non emerge sufficiente consapevolezza sul fatto che è necessario avviare al più presto trattative per acquistare nuove dosi di vaccini per la fine dell’anno e per almeno tutta la prima parte del 2022. Appare infatti inverosimile che la vaccinazione che avverrà su larga scala fino alla fine dell’estate 2021 ci metterà al riparo definitivamente dalla malattia. Dovremo infatti continuare a mettere in atto piani di protezione sanitaria nelle aziende, usare la mascherina e mantenere le distanze sociali ancora per diverso tempo.

Gli errori commessi soprattutto nella seconda fase della pandemia, anche da parte della Svizzera, non possono più avere luogo in futuro. Altrimenti i danni economici e sociali saranno più che enormi e saranno necessari molti anni per tornare a una situazione di apparente normalità.

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