La guerra in Ucraina aggiunge incognite a livello economico a quelle già presenti a seguito della pandemia e non può non preoccupare fortemente le aziende ticinesi ma pure la popolazione.
La ripresa economica già in atto dal 2021 è frenata dagli eventi e dall’instabilità su diversi fronti che abbiamo imparato a conoscere: mancanza di materie prime e materiale per produrre, ritardi nella filiera produttiva e logistica, aumento dei prezzi dei trasporti, ulteriore rafforzamento del franco svizzero (ma di converso parte delle importazioni dall’estero costa meno) e, non da ultimo, l’esplosione dei prezzi dell’energia, che colpisce pesantemente le imprese e che i consumatori soprattutto per quanto concerne l’olio combustibile e l’elettricità assaporeranno nei prossimi mesi. Questi fattori riguardano praticamente tutti i settori dell’economia e hanno effetti negativi sul fatturato delle imprese. Tanto è vero che gli istituti di ricerca hanno già rivisto al ribasso le previsioni economiche dell’economia svizzera nel 2022.
E anche se l’aumento dei prezzi dell’energia potrebbe rientrare parzialmente nei prossimi mesi, in realtà la combinazione fra prezzi in aumento e difficoltà di approvvigionamento è chiaramente “esplosiva” in quanto l’energia è il bene principale e indispensabile per fare impresa e la Svizzera dipende parzialmente dalle forniture dall’estero, soprattutto in inverno.
Nel 2020 a livello mondiale abbiamo vissuto dei lockdown che hanno bloccato o limitato la produzione. La domanda industriale di microprocessori, che sono oramai presenti in quasi tutti i prodotti, è crollata. I produttori, quasi tutti concentrati in Asia, hanno dirottato la produzione verso la grande richiesta di computer, visto e considerato che sempre più persone si trovavano a dover lavorare al proprio domicilio.
La ripresa economica che si è avviata nel 2021 ha significativamente aumentato la domanda di diverse componenti e materie prime, scontrandosi con l’insufficiente offerta. I trasporti di materie prime e di container di materiale e prodotti sono finiti in un collo di bottiglia perché la domanda di trasporti è chiaramente superiore all’offerta. Conseguenza: i prezzi sono schizzati verso l’alto, moltiplicandosi per dieci o più.
Anche le imprese ticinesi sono messe a dura prova. Le forniture ai clienti subiscono inevitabili ritardi, il prezzo del materiale e dei trasporti si è moltiplicato di almeno il 30-40 % e l’incertezza sulla fornitura di quanto serve per produrre ha conseguenze pure sull’organizzazione del lavoro.
Non è ancora possibile dire se il focolaio dell’inflazione diventerà un incendio e colpirà attraverso una recessione economia e popolazione. A questo punto anche il 2022 rischia di essere una “Via Crucis” per tutte le imprese, non più solo le PMI. E anche i consumatori devono restare sul chi vive.