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Ode al sonno

   
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Chi dorme non piglia pesci, si dice. Eppure, è un detto che, nel contesto aziendale, non sempre è valido. La nostra società viaggia veloce e spesso il sonno lungo e ristoratore è il fanalino di coda delle necessità individuali e viene trascurato. Idealmente bisognerebbe dormire dalle 7 alle 9 ore a notte e dormire efficacemente (che significa, perlopiù, senza interruzioni), ma spesso si dorme meno, per mancanza di tempo, per disturbi legati al sonno oppure perché, appunto, viene data poca importanza al riposo.

Ode al sonno

Il dipendente necessita di dormire sufficientemente e gradevolmente, affinché il suo rendimento rimanga alto e invariato (o migliore) nel tempo. Il deficit di sonno spesso causa, infatti, assenze, malanni e scarsa produttività; perciò, è nell’interesse delle aziende disporre di collaboratori ben riposati.

Il sonno è fondamentale anche per evitare possibili infortuni sul lavoro: se il lavoratore è stanco, la sua soglia dell’attenzione e la reattività saranno molto basse. Inoltre, dormire poco aumenta lo stress e affossa il benessere psicofisico del collaboratore.

A livello caratteriale il dipendente può ancora assumere atteggiamenti aggressivi e impulsività durante le ore lavorative, se il suo sonno è stato compromesso, e presentare una minore capacità di cooperazione all’interno di un team, una scarsa capacità di prendere decisioni efficaci e risolvere problemi in tempi rapidi.

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Per aiutare il sonno dei propri dipendenti, le aziende possono intervenire. In primo luogo, la regola fondamentale è di non disturbare il collaboratore fuori dagli orari lavorativi, per evitare di intaccare il suo work-life balance. In secondo luogo, l’azienda può pensare di organizzare un’attività con un esperto che spiega l’importanza del sonno e che presenta il rapporto tra sonno e produttività. In terzo luogo, si può pensare a orari lavorativi più flessibili con l’inizio della giornata lavorativa personalizzato o dentro un possibile range orario (es. dalle 6 alle 9), per andare incontro alle necessità di riposo di tutti i dipendenti. Chiaramente si tratta di una vera e propria rivoluzione per le aziende che non hanno mai considerato il sonno come un aspetto fondamentale della vita aziendale e della produttività. Eppure, nel corso del tempo è fattibile aiutare davvero i dipendenti circa la durata del sonno e la sua qualità.

Naturalmente, chi lavora a turni non ha vita facile e deve faticare di più per riposare adeguatamente. Spesso questo tipo di lavoro provoca la sindrome del turnista, e cioè un disturbo sul sonno e sul benessere individuale del collaboratore. L’azienda, in questo caso, deve essere ancora più attenta e fare in modo di non creare o di contribuire a migliorare eventuali disordini del sonno del dipendente.

Una sfida difficile, ma non impossibile.

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