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Nuova legge sul CO2: la stangata è servita

   
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Dopo un lungo e animato dibattito il Consiglio nazionale ha infine approvato la nuova legge sul CO2, confermando nella sostanza il progetto elaborato dagli Stati. L’obiettivo dichiarato è quello di combattere i cambiamenti climatici e in particolare l’aumento delle temperature.

Vediamo allora di inquadrare il ruolo della Svizzera in questo contesto. A livello mondiale vengono emessi annualmente circa 36 miliardi di tonnellate di CO2: la metà viene prodotta da Cina (10 miliardi), Stati Uniti (5), India (2,5) e Russia (1,6); la Svizzera per contro è responsabile per 40-50 milioni di tonnellate, pari allo 0,1%, ovvero l’1 per mille (!) delle emissioni totali. Nel confronto europeo la Svizzera, che negli ultimi 20 anni ha ridotto le emissioni pro capite del 25%, è uno dei Paesi più virtuosi, con un tasso di 4,6 tonnellate, meglio ad esempio di Svezia (5,2), Danimarca (5,9) o Austria (9,3).

Emissioni inquinanti fabbrica

Si può quindi affermare senza timore di essere smentiti che il nostro Paese sta facendo la sua parte e può essere considerato all’avanguardia nella lotta contro il surriscaldamento climatico. Siamo altresì convinti che si possa fare di più e che la Svizzera debba assumere un ruolo esemplare, senza comunque dimenticare che si tratta di una sfida globale.

Con le decisioni adottate dal Parlamento si ha tuttavia l’impressione che si è perso il senso della misura e delle proporzioni, in una sorta di delirio di onnipotenza alimentato dal fanatismo ambientalista imperante, che vorrebbe farci credere che da soli noi saremo in grado di salvare il pianeta. Purtroppo, nonostante tutti gli sforzi che potremo mettere in campo, non sarà così e i dati che sono stati citati sono lì a ricordarcelo impietosamente.

Vediamole allora alcune di queste misure.

Iniziamo dalle tasse sulla benzina, che potranno arrivare a 10 cts al litro fino al 2024, per poi passare a 12 cts dal 2025 (in realtà l’aumento sarà dell’ordine di 20 cts, per effetto di due altre tasse che andranno ad aggiungersi). Questo aumento andrà a colpire in particolare gli abitanti delle regioni periferiche come il Ticino (stiamo parlando di un costo supplementare di circa 200 franchi all’anno per una macchina che percorre 20.000 km, con un consumo medio di 8 l/ 100km).

La seconda è la tassa sull’olio combustibile, attualmente fissata 96 fr/t, che potrebbe arrivare a 210 fr/t, ovvero quasi il doppio della tassa più elevata prelevata negli altri Paesi. Per un’economia domestica che vive in una casa con un riscaldamento tradizionale, questo vorrebbe dire un aumento dei costi per il riscaldamento di circa 800 franchi all’anno (aumento di 27,5 cts/l per 3.000 litri di nafta).

E per non farsi mancare niente, il Consiglio nazionale ha anche confermato una tassa sui biglietti aerei compresa fra 30 e 120 franchi, che non trova eguali in nessun altro Paese del mondo. Indubbiamente un bel regalo per gli scali situati all’estero vicini alle nostre frontiere (pensiamo a Malpensa, Linate, Bergamo o anche Mulhouse), fra l’altro proprio quando la Confederazione sta sostenendo le compagnie svizzere con 2 miliardi di franchi (!).

La domanda che sorge spontanea è la seguente: chi pagherà dunque la fattura per ridurre una parte dello 0,1% delle emissioni mondiali di CO2 prodotte dalla Svizzera? Tutti, ma il problema è che questi oneri faranno male soprattutto al ceto medio e alle famiglie (facendo i conti della serva parliamo di oneri finanziari supplementari che potrebbero tranquillamente arrivare fino a 1.500 franchi all’anno), senza dimenticare le piccole e medie aziende. E questo in un contesto di grave crisi economica conseguente alla pandemia che nei prossimi anni colpirà duramente il nostro Paese e che porterà quasi certamente a molti fallimenti e ad un inevitabile aumento della disoccupazione.

AITI_Legge-Co2-tasse

E cosa fa la politica? Dopo aver stanziato decine di miliardi di franchi di aiuti a favore di aziende e cittadini, il Consiglio nazionale non ha ritenuto di dover tener conto di queste preoccupazioni e ha tirato dritto approvando senza battere ciglio una legge che prevede tasse e balzelli che colpiranno tutti pesantemente. E’ stato commesso un errore di valutazione che deve essere dunque corretto. Per questo appare doveroso che ad esprimersi su questa legge sia il popolo e quindi ben venga il preannunciato referendum. Analogamente a quanto sosteneva Giovanni Giolitti, rimaniamo convinti che nelle masse il buon senso sia ben più presente di quanto generalmente non si creda.

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