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L’uomo che comunica con la luce

   
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Intervista a Alessandro PasqualiAlessandro Pasquali, fondatore di SLUX, con i primi “Photonic Explorer”: le prime radio a ricezione luminosa, sviluppate dalla sua start-up.

Classe 1990, Alessandro Pasquali - personalità dotata di notevole ingegno, una vera e propria “testina” - già da bambino manifestava interesse per la scienza e per l’osservazione dei fenomeni naturali. All’età di 16 anni, conseguita la patente e la licenza di radioamatore, ha iniziato la sperimentazione delle comunicazioni attraverso la radiazione luminosa diffusa.

 

Dopo la maturità, si è iscritto alla facoltà di chimica, dove ha riservato una particolare attenzione alla fotochimica.

 

Terminati gli studi accademici, è diventato insegnante di chimica a Lugano: la città in cui, parallelamente, ha fondato la start-up SLUX.

 

Negli anni successivi, Alessandro ha continuato a sperimentare i suoi sistemi di connessione luminosa, partendo da trasmissioni tra dispositivi posti a distanze di pochi centimetri l’uno dall’altro, fino ad arrivare allo scambio di informazioni - sempre via luce - tra dispositivi distanti decine di chilometri.

 

Ideatore di tutti i prodotti di SLUX e dei relativi brevetti, Alessandro ha già stipulato alcuni accordi di produzione industriale, mentre altri sono in fase di negoziazione: sia a livello nazionale che internazionale. Le tecnologie proposte da SLUX hanno infatti suscitato grande interesse in numerosi ambiti: dalla telefonia all’internet delle cose; dall’automotive all’aerospazio, passando per la salute.

 

Per saperne di più sulla SLUX e sulle sue rivoluzionarie tecnologie, abbiamo incontrato Alessandro Pasquali, il suo estroso e appassionato fondatore.

 

Alessandro, perché - per la tua start-up - hai scelto il nome SLUX? È in qualche modo legato alle tecnologie che hai inventato e sviluppato?

Sì, il nome SLUX affonda le radici nelle tecnologie che ho sviluppato e, di conseguenza, si collega direttamente al core business della nostra start-up. Noi, infatti, lavoriamo con la luce e “lux”, in latino, significa luce. La “s” iniziale, invece, sta per “smart” ma anche, e soprattutto, per Svizzera. Ci teniamo molto alla nostra “svizzeritudine”, alla neutralità della scienza e all’importanza della ricerca pura, a servizio dell’umanità e del mondo intero.

 

Quando è maturata, nella tua testa, la convinzione che - attraverso la luce - si potessero trasmettere delle informazioni?

L’intuizione che le onde luminose potessero trasportare dati e informazioni alla pari delle onde radio, ce l’ho avuta molto presto, quando avevo 16 anni: all’epoca ero già un appassionato radio-amatore nonché ammiratore del grande Guglielmo Marconi, lo scopritore delle onde radio. Il mio primo esperimento, che purtroppo non ha funzionato, l’ho fatto una sera, mentre mi trovavo nel sottotetto della mia casa in montagna. Il giorno dopo, ho riprovato ed è andata decisamente meglio. Da quel giorno si sono susseguiti centinaia di migliaia di esperimenti. Le prime distanze tra l’emittente e il ricevente erano ridotte (1 o 3 chilometri al massimo) fino a quando, nel 2016, sono arrivato ad effettuare un esperimento di trasmissione attraverso il canale della Manica, largo 33 chilometri. Ebbene, l’esperimento è pienamente riuscito e lì ho avuto la certezza che le mie tecnologie funzionavano davvero!

 

La tua geniale intuizione è dunque stata ispirata da Guglielmo Marconi?
Certo, il grande Marconi mi ha ispirato moltissimo! Sono sicuro che, se fosse vissuto ancora qualche anno, alla scoperta delle onde luminose quale vettore di trasmissione delle informazioni ci sarebbe arrivato lui! Di questo ne ho parlato anche con la figlia di Marconi, Elettra… Tengo però a precisare che le onde luminose non stanno soppiantando le onde radio, e nemmeno lo faranno in futuro: le due tecnologie possono, anzi devono coesistere!

In alcune applicazioni è meglio trasmettere con le onde luce, in altre con le onde radio: la scelta della tecnologia dipende dai contesti e dal risultato che si vuole ottenere.

Le onde radio, ad esempio, a differenza di quelle luminose, sono in grado di essere riflesse e di andare oltre l’atmosfera: grazie a questa loro caratteristica, sono le uniche a poter essere utilizzate per lanciare un SOS in mezzo al mare o a lunghissima distanza. All’interno dell’atmosfera, invece, le onde luminose, in quanto visibili, sono preferibili.

L’uomo che comunica con la luce

La vostra è più un’innovazione di processo, di prodotto o fifty-fifty?
Direi fifty-fifty! Una parte dell’innovazione riguarda il processo, penso ad esempio all’impacchettamento dei segnali; l’altra, invece, il prodotto. Se il Wi-Fi, che trasmette mediante le onde radio, presuppone l’utilizzo di un router dotato di antenne, il Li-FI - che per trasmettere dati e informazioni si avvale delle onde luminose - necessita invece di un nuovo tipo di router, dotato di lampade a led. Le tecnologie ce le abbiamo, adesso dobbiamo industrializzarle!

 

Le tecnologie di SLUX possono essere utilizzate in diversi campi e per diversi scopi… Ci puoi fare qualche esempio?
Volentieri! Dato che le tecnologie sviluppate da SLUX consentono di tramettere dati e informazioni attraverso fonti luminose, le stesse possono essere applicate ed utilizzate davvero in numerosissimi ambiti. Tutto quello che oggi siamo in grado di fare grazie al Wi-Fi, lo potremo fare anche con il Li-Fi: telefonare, inviare messaggi, navigare… Ad esempio in campo domestico, o meglio domotico, potremo azionare a distanza i nostri elettrodomestici (lavatrice, lavastoviglie…), accendere e spegnere il riscaldamento o il condizionatore.

Analogamente, negli uffici e nelle industrie, si potranno avviare e spegnere apparecchiature e macchinari, con il vantaggio che - a differenza delle onde radio - le onde luminose non causano interferenze. È importante ricordare che le interferenze possono influenzare negativamente il buon funzionamento delle macchine, compromettendone la sicurezza e la qualità del prodotto. Le nostre tecnologie, non da ultimo, potranno essere impiegate anche nel settore dell’automotive, ad esempio nell’attivazione della guida automatica.

 

Tutte le start-up puntano a crescere e a consolidarsi con l’obiettivo di uscire dalla condizione di start-up per diventare, a pieno titolo, delle aziende. A che punto del percorso di consolidamento si trova attualmente SLUX?
Posso dire che SLUX sta uscendo dalla fase di start-up, per il semplice fatto che - nella Svizzera interna - siamo già passati ad una prima fase di industrializzazione, alla quale ne seguirà una seconda e poi una terza.

A livello di organico, per il momento siamo ancora ultra-snelli. Ad oggi, infatti, full time in SLUX ci sono solo io, affiancato da alcune risorse in outsourcing, che mi supportano in specifiche mansioni, e da dei partner industriali.

 

Per concludere, come descriveresti SLUX utilizzando solo tre aggettivi?
Visionaria, pionieristica, vicina alle persone.

 

Da 1 a 10, quanto è innovativa la tua start-up?
Modestia a parte, 10!

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