La libera circolazione delle persone continua a dimostrare la propria validità come strumento a supporto dell’economia svizzera. Il 21° rapporto dell’Osservatorio conferma che l’immigrazione proveniente dallo spazio UE/AELS risponde in modo mirato ai bisogni del mercato del lavoro, garantendo un’integrazione rapida e una partecipazione elevata dei nuovi arrivati.
Nel 2024 il saldo migratorio legato alla libera circolazione si è attestato a 53’700 persone, in calo di 10’000 unità rispetto all’anno precedente. Le aziende elvetiche reclutano manodopera europea soprattutto nei settori ad alta qualifica, ma anche in ambiti dove la disponibilità di personale locale è limitata, come alberghiero-ristorazione, costruzioni e industria. In questi comparti, trovare personale svizzero disposto a occupare determinati ruoli si fa sempre più difficile.
L’integrazione degli immigrati UE/AELS è sostenuta da un tasso di attività pari all’86,8% — superiore di due punti a quello degli svizzeri — e da un livello salariale medio equivalente, a parità di formazione, professione, età e genere.
Per la popolazione indigena, l’elevato afflusso di manodopera straniera non ha comportato un aumento della disoccupazione, anzi: il tasso di attività complessivo è cresciuto, in particolare tra le donne (dal 75,3% nel 2010 all’80,8% nel 2024) e tra i lavoratori anziani. I cittadini di Stati terzi, la cui immigrazione è meno legata alle esigenze del mercato, registrano invece un tasso di attività inferiore (73,6%).
Sul lungo periodo, il nostro Paese dovrà affrontare la sfida dell’invecchiamento demografico. Secondo l’UST, anche con immigrazione costante la crescita della popolazione attiva rallenterà sensibilmente tra il 2025 e il 2040. L’apporto di lavoratori esteri può attenuare l’effetto, ma non fermarlo. Per mantenere il livello di benessere economico sarà quindi necessario continuare a valorizzare il potenziale di manodopera interna, promuovendo una maggiore partecipazione delle donne, dei senior e delle persone finora ai margini del mercato.
Dal punto di vista delle assicurazioni sociali, la libera circolazione ha effetti differenziati. Per l’AVS, i contributi versati dagli immigrati UE/AELS superano le prestazioni erogate; per l’assicurazione contro la disoccupazione, invece, la situazione è opposta, data la concentrazione in settori stagionali. L’impatto sull’aiuto sociale è contenuto: nel 2023 il tasso tra i cittadini UE/AELS era del 2,2%, inferiore alla media nazionale (2,8%) e vicino a quello dei cittadini svizzeri (1,8%).
In sintesi, la libera circolazione si conferma uno strumento strategico per rispondere alla domanda di competenze, sostenere la crescita e affrontare le trasformazioni demografiche, a patto di mantenere un equilibrio tra immigrazione e valorizzazione delle risorse locali.