La discussione non è nuova ma è tornata di attualità a seguito dei cambiamenti nel lavorare imposti dalla pandemia: lavoreremo 4 giorni a settimana in futuro? E come?
In passato, soprattutto negli anni novanta e a inizio anni duemila, la discussione è stata quella di introdurre la settimana lavorativa di 36 ore, come è stato il caso almeno parzialmente in Francia e in Germania. A quel tempo, la spinta era legata anche alla possibilità di aumentare l’occupazione suddividendo il lavoro fra più persone e dunque ridurre i tassi di disoccupazione. L’esperienza non ha dato complessivamente i risultati sperati dai suoi iniziatori.
Oggi la questione si concentra piuttosto sulle modifiche del modo di lavorare, le abitudini di chi lavora, soprattutto le nuove generazioni, di poter lavorare conciliando anche gli impegni familiari. Non è estranea alla questione nemmeno la crescita del lavoro indipendente e l’emergere di forme di lavoro legate alla digitalizzazione, come il lavoro per piattaforme digitali. Il dibattito sul presente e il futuro del mondo del lavoro è lanciato un po’ in tutta l’Europa.
La settimana di lavoro di 4 giorni a parità di retribuzione è sostenibile, soprattutto dopo gli effetti pesantemente negativi a livello economico della pandemia? Non poche aziende, volenti o nolenti, hanno introdotto la settimana lavorativa che prevede almeno un giorno di lavoro a casa o al di fuori dell’azienda per le funzioni e le attività che lo consentono. Questa tendenza è destinata a consolidarsi, anche se andare oltre i due giorni a settimana di lavoro agile (o smart working) non appare essere al momento l’opzione maggioritaria.
La settimana di 4 giorni a parità di retribuzione esiste già in diverse realtà aziendali, ma non è diffusa su larga scala. Le controindicazioni in termini di produttività ed efficienza, ma pure di sostenibilità economica non mancano, ma il modello merita comunque di essere approfondito e potrà senz’altro trovare una certa diffusione.
Recentemente in Belgio il Governo ha proposto un modello differente di organizzazione del lavoro, un pacchetto di misure che comprende anche la ripartizione dell’orario normale di lavoro su 4 giorni. La discussione è lanciata a livello politico e parlamentare, anche se non è ancora stata tradotta in un disegno di legge da sottoporre al parlamento.
Il lavoratore potrà chiedere di concentrare il proprio orario settimanale normale – 38 ore secondo la legge belga – in quattro giorni, impegnandosi dunque a lavorare per una media di nove ore e mezza al giorno, a parità di retribuzione. Il datore di lavoro potrà respingere la richiesta del lavoratore ma dovrà fornire solide ragioni di carattere organizzativo.
La realtà è che ad eccezione delle attività produttive e altre prestazioni come il servizio di sorveglianza o i magazzini e altro ancora, la classica forma del rapporto di lavoro subordinato sta perdendo peso effettivo nell’organizzazione del lavoro d’impresa. Ma i nuovi passi che le nostre società faranno in materia di lavoro flessibile e diffuso pongono già oggi sfide non indifferenti sulla loro regolazione e il mantenimento di una separazione visibile fra lavoro e tempo libero.