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La tempesta perfetta su di noi

   
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Prima la pandemia e poi la guerra fra Russia e Ucraina. Nel mezzo le difficoltà create da questi due fenomeni e accompagnate da ulteriori elementi di destabilizzazione. Come leggere la situazione e, soprattutto, cosa ci dobbiamo attendere?

La ripresa economica globale seguita alle fasi più acute della pandemia è stata più rapida del previsto. Infatti, a questo aumento della domanda di beni e servizi non è corrisposto un adeguato incremento dell’offerta, ciò che ha generato un aumento dei prezzi, in particolare per alcune materie prime e i vettori energetici. I paesi produttori di petrolio hanno ridotto la produzione e le condizioni climatiche estreme, nonché il blocco del canale di Suez hanno fatto il resto.

La tempesta perfetta su di noi

Dal punto di vista strutturale invece, il forte incremento della domanda delle cosiddette commodities per raggiungere gli obiettivi della transizione energetica ha avuto un’inevitabile ricaduta sui prezzi e l’allungamento dei tempi di fornitura. Non è estranea alla situazione di perdurante difficoltà nemmeno la speculazione finanziaria, che ha contribuito ad aumentare i prezzi dei beni.

Non da ultimo, eventi contingenti di grande portata contribuiscono a rallentare il ritorno alla normalità. Ad esempio, i lockdown ripetuti che avvengono in alcune aree economiche importanti della Cina, oppure singoli eventi come il colpo di stato nella Nuova Guinea, che è il più importante esportatore di bauxite, principale materiale di produzione dell’alluminio. La situazione di difficoltà non è generalizzata nel mondo.

Se prendiamo ad esempio i cereali come il grano, le difficoltà maggiori si riscontrano in Europa e in Africa, mentre che la Cina è meno toccata in quanto la sua alimentazione è basata principalmente sulla coltivazione del riso.

L’Europa è fortemente dipendente dai paesi terzi per la fornitura delle materie prime critiche: il 98 % delle terre rare proviene dalla Cina, l’87 % del litio dall’Australia e il 71 % del platino dal Sudafrica. Già solo questi tre elementi sono essenziali in quanto contribuiscono a produrre materiali indispensabili per settori economici vitali, ad esempio il settore dell’automobile.

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I cambiamenti tecnologici in atto, ad esempio la transizione verso la mobilità elettrica, sono legati a doppio filo ai mutamenti geopolitici in corso da tempo. Il fatto che paesi come la Cina detengano la proprietà o il controllo formale della maggior parte delle materie prime critiche ha inevitabili ripercussioni sugli equilibri fra i paesi e le potenze mondiali. L’Europa da parte sua è in una posizione che permane molto difficile: è si da un lato il principale mercato mondiale a livello di consumatori, ma ha una popolazione che sta invecchiando rapidamente e dunque è già oggi confrontata a una penuria di manodopera, non solo nelle professioni maggiormente qualificate. La dipendenza menzionata dall’estero per la fornitura dei materiali strategici per il funzionamento della propria economia è un fattore ugualmente penalizzante che per la maggior parte dei casi non ha soluzione alternativa.

Il ritorno dell’inflazione, che comunque già nel 2023 dovrebbe tornare entro certi limiti, ma soprattutto la grande questione della garanzia futura dell’approvvigionamento energetico, fanno dell’Europa, e dunque anche della Svizzera, l’area del mondo che probabilmente dovrà fare maggiori sforzi per non ritrovarsi in costante situazione di crisi. Esistono tuttavia anche degli spiragli. Proprio l’Europa potrebbe ad esempio diventare l’area maggiormente competente nel riciclo delle materie prime. Anch’esse, infatti, andranno incontro a una penuria nel tempo e la necessità di riciclare i materiali diventerà un obbligo.

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