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La mia porta è sempre aperta... tutti sanno che possono parlarmi quando vogliono

   
AITI
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Questa affermazione, quasi sempre pronunciata in piena buona fede, è sulla bocca di tanti genitori, insegnanti, manager ed imprenditori. Cambia forse qualche parola, magari non c’è una porta, magari non sono “tutti” ma “solo” i figli, gli allievi o i collaboratori di un’azienda. Il senso è sempre lo stesso: io sono disponibile, se gli altri desiderano parlarmi basta che facciano il primo passo.

La mia porta è sempre aperta

Lasciare la responsabilità del primo passo ai figli che intendiamo educare e crescere, agli allievi che ci sono affidati in formazione, oppure ai collaboratori che vogliamo impiegare come preziose risorse per la nostra impresa, è forse una scelta lungimirante? La domanda è naturalmente retorica, ma sorge spontanea ogni volta che risuona nelle case, nelle scuole, nelle imprese e nelle organizzazioni.

Il primo passo nella comunicazione spetta a chi deve educare, formare, gestire e condurre. Non sempre deve avvenire verbalmente, ma è molto importante che sia preceduta da una fase di ascolto. Inoltre, indispensabile è che avvenga considerando molto bene il proprio ruolo.

La posizione è spesso “ingombrante” quando ci si trova in un rapporto di interdipendenza, come nei casi descritti: il genitore non è tale senza i figli, l’insegnante non ha scopo senza gli allievi e il dirigente non esisterebbe senza i collaboratori.

La mia porta è sempre aperta (2)

Il ruolo è grosso come un macigno che ostruisce la porta del direttore, impedendo al collaboratore di varcarne la soglia. Pesante come la vergogna della propria ignoranza che frena le domande dell’allievo. Paralizzante come la personalità del proprio genitore che genera nei figli prima un desiderio di emulazione e poi un tentativo più o meno brusco di distinguersi e di trovare la propria individualità.

Cari genitori, insegnanti e manager, non vogliamo arrogarci il diritto di farvi la morale, ma per piacere non pronunciate più “la mia porta è sempre aperta”, piuttosto domandatevi come educare, far apprendere e sviluppare il potenziale delle persone delle quali vi è stata affidata la responsabilità.

 

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