Inudstry-concept

La continuazione delle guerre commerciali

   
AITI
< Indietro

Sì, continuazione perché l’amministrazione americana guidata dal Presidente uscente Joe Biden non ha mai veramente sconfessato le precedenti politiche protezionistiche messe in campo dal suo predecessore Donald Trump, che ha appena ricevuto un ampio mandato dagli elettori per governare nei prossimi quattro anni, potendo contare sul controllo di Camera e Senato. 

Il mondo si ritrova comunque sull’orlo di molteplici guerre commerciali. La politica economica di Trump sarà certamente ostile e l’obiettivo principale è quello di mettere alle corde l’impero cinese e in linea più generale la globalizzazione. Ciò si deduce anche dalle scelte dei ministri da parte di Trump, in particolare Marco Rubio, governatore della Florida, al Dipartimento di Stato e Mike Waltz quale Consigliere per la sicurezza nazionale. I due più sfegatati nemici della Cina.

Ora bisogna comprendere se la minaccia di applicare dazi più o meno rilevanti (fino al 60%) andrà sino in fondo, in tempi tuttavia non eccessivamente rapidi, oppure sarà utilizzata come arma per negoziare accordi che tutelino tuttavia l’economia americana. Resta il fatto che l’amministrazione Trump sarà caratterizzata in tutto e per tutto dalla lotta contro la globalizzazione e i mercati aperti, che a suo dire ha rappresentato il problema principale degli ultimi settant’anni per l’America. 

dreamstime_xxl_147870791

Ciò che dovrebbe costituire una continuità con l’amministrazione Biden è il rafforzamento dell’industria nazionale e il ritorno di aziende dall’estero (reshoring). Gli oltre cinquanta miliardi di dollari stanziati da Biden per ricreare l’industria dei microprocessori in America è l’esempio lampante ma potrebbe essere seguito da altre decisioni che prenderà Trump.

Come hanno sottolineato diversi commentatori a livello internazionale, l’amministrazione Trump cercherà di consentire con la Cina solo il commercio di beni di consumo e materie prime non minacciosi. Potrebbero esserci quote di acquisto concordate dai due governi, mentre i dazi genereranno nuove entrate. Per quanto riguarda invece le tecnologie strategiche, Trump ha potere di intervento immediato in base alle leggi americane e dunque applicherà dazi pesanti contro la Cina. I proventi di questa operazione sono probabilmente pensati per procedere a sgravi fiscali nei prossimi anni. 

Quanto all’Europa, essa si trova fra due fuochi. Da un lato subirà probabilmente l’applicazione di dazi ad esempio sull’acciaio e l’alluminio e su settori strategici come la produzione di aeroplani, mentre dall’altro lato non ha nessuna garanzia che la guerra dei dazi contro le auto cinesi, invero (ancora?) piuttosto timida, avrà successo. Indubbiamente l’Unione europea è destinata a restare il soggetto più debole nella guerra internazionale dei dazi e del protezionismo.

Apparentemente Trump sembra privilegiare accordi bilaterali e settoriali ad intese multilaterali. Ciò potrebbe costituire un vantaggio anche per la piccola Svizzera, comunque uno dei paesi investitori principali negli Stati Uniti, se ci decideremo a intavolare seriamente trattative con gli Stati Uniti per giungere a un accordo commerciale bilaterale. E’ necessario che la Svizzera potenzi gli accordi bilaterali con paesi per noi interessanti e strategici a livello economico perché la prospettiva di definire finalmente un accordo rinnovato per i cosiddetti Bilaterai 3 con l’Unione europea, principale mercato delle nostre esportazioni, appare sempre più difficile.

Altri articoli del blog