L'economia svizzera è fortemente orientata all'internazionalizzazione e interconnessa con il resto del mondo. Il conflitto tra Israele e la Palestina è destinato ad avere conseguenze importanti a diversi livelli. L’impatto di questi influssi nefasti dipenderà da diversi fattori, tra cui la durata del conflitto, l'intensità degli scontri e la risposta della comunità internazionale.
In linea di massima gli effetti toccheranno purtroppo ancora i prezzi delle materie prime, la fludità del commercio internazionale, i flussi migratori e non da ultimo tutto il settore finanziario e la stabilità della nostra valuta.
Tutte le tensioni in regioni ricche di risorse naturali come il petrolio, producono inflazione e aumenti dei costi di produzione per le imprese occidentali, influendo sulla competitività e sui margini di profitto. Abbiamo purtroppo imparato quali brutte conseguenze possono portare le interruzioni delle catene di approvvigionamento globali, in particolare le filiere che portano sui nostri mecati componenti indispensabili per la produzione di beni indispensabili e/o strategici.
La connessione intricata tra il caos derivante dai conflitti, il disagio economico su vasta scala e le sofferenze umane prolungate contribuiscono a un panorama di orrori che va ben oltre il contesto economico. Si producono infatti pesanti conseguenze in termini di vite umane, di distruzione di comunità e fuga di persone dalle zone di conflitto con le purtroppo annesse violazioni dei diritti umani.
Il flusso di persone che fuggono dalla striscia di Gaza sta generando ulteriori problemi in una zona del mondo già pesantemente colpita, che vede ben 59 campi profughi riconosciuti in Giordania, Libano, Siria e Cisgiordania. Campi che si sono creati dopo il sanguinoso conflitto arabo-israeliano del 1948. Vista l’attuale instabilità di questi paesi, è oramai certo un ulteriore aumento dei flussi migratori verso i paesi occidentali, portando a inevitabili tensioni sociali e difficoltà di coordinamento e di reazione comune di molti paesi del vecchio continente.
Non dimentichiamo poi l’aumentato rischio di attacchi terroristici. La situazione arabo-palestinese è la situazione ideale nella quale possono fiorire ed esplodere violenza cieca e radicalismo estremo, un humus perfetto per coltivare e crescere persone pronte a morire e ad uccidere in nome di un’appartenenza o di una razza.
Infine avremo influssi negativi sulla stabilità del franco svizzero, caratteristica chiave dell'economia svizzera spesso considerata come un bene rifugio sicuro dagli investitori in periodi di incertezza globale. Questo fenomeno è noto come "flight to safety" (fuga verso la sicurezza) e si verifica quando gli investitori cercano di proteggere il proprio capitale spostandolo in asset ritenuti più sicuri durante periodi di turbolenza finanziaria o geopolitica.
Quando gli investitori cercano sicurezza, aumenta la domanda di franco svizzero. Un'elevata domanda porta a un aumento del valore della nostra moneta rispetto ad altre valute. Questo apprezzamento del franco svizzero può influire negativamente sulle esportazioni svizzere, rendendo i beni e i servizi del nostro paese più costosi per gli acquirenti esteri.
L'apprezzamento del franco svizzero può mettere inoltre sotto pressione la Banca Nazionale Svizzera (BNS), che potrebbe intervenire per moderare l'eccessiva forza della valuta attraverso politiche monetarie, come l'acquisto di altre valute. Tali azioni possono avere implicazioni sulla politica monetaria e sui tassi di interesse.
In generale, la chiave per la resilienza economica della Svizzera rimane ancorata alla sua capacità di diversificare le fonti di approvvigionamento, ridurre la dipendenza da specifici mercati e adottare strategie economiche che riducano l'impatto negativo degli eventi globali.
Un altro sforzo che il mondo sta chiedendo alle imprese e tutti i cittadini, anche a quelli più fortunati che non devono vivere guerre e distruzione ma “solo” subire impoverimento, disagi e recessione economica. Tutto è interconesso, nulla ci deve lasciare indifferenti, e questa guerra in Palestina potrebbe rivelarsi anche peggio di quella che si sta combattendo in Ukraina.