E chi se la ricordava più? L’inflazione è tornata in Svizzera, causata da situazioni eccezionali. Un concetto scomparso negli ultimi anni dalle cronache quotidiane di esperti e di non addetti ai lavori, è invece oggi sulla bocca di tutti. Ma cosa è innanzitutto l’inflazione e perché tutti la temono? L’inflazione indica una crescita generalizzata e continuativa dei prezzi nel tempo. È un indicatore fondamentale perché il livello dei prezzi condiziona il potere di acquisto delle famiglie, l’andamento generale dell’economia, l’orientamento delle politiche monetarie delle banche centrali.
Per calcolare l’inflazione è necessario costruire un indice dei prezzi al consumo e la misurazione di questo indice è attribuita in Svizzera all’Ufficio federale di statistica, il quale sulla base dei prezzi di un insieme (denominato paniere) di beni e servizi, rappresentativo dei consumi delle famiglie, calcola il suo indice dei prezzi al consumo.
L’inflazione è dunque un pericolo perché penalizza la crescita economica e riduce il potere d’acquisto delle famiglie, che hanno perciò meno soldi da spendere. Nel 2022 essa è già salita oltre il 3 per cento in Svizzera, ma nell’Unione europea e negli Stati Uniti è ben superiore, superando anche il 9 per cento. Quella attuale è un’inflazione prima di tutto importata, cioè causata in particolare dall’aumento dei prezzi dei vettori energetici e dei diversi materiali necessari a produrre beni e servizi. È dunque immaginabile che quando la situazione a livello internazionale si stabilizzerà, l’inflazione verrà ricondotta entro limiti conosciuti. Ma allo stato attuale la situazione non è questa ed è abbastanza probabile che dovremo convivere con l’inflazione almeno per parte del 2023.
L’inflazione è un danno per l’economia ma lo è allo stesso modo per i cittadini. Questo poiché quando l’inflazione sale oltre certi limiti, per intenderci sopra il 3-4 per cento, diventa pressoché impossibile compensarla pienamente attraverso un aumento dei salari o una riduzione dei costi del sistema-paese. Lo stipendio è prima di tutto la remunerazione della prestazione professionale della persona e non è pertanto compito delle aziende adattare automaticamente e in maniera generalizzata i salari al rincaro. Tale adeguamento deve scaturire da una discussione fra l’azienda e i suoi collaboratori oppure fra i partner sociali laddove esiste un contratto collettivo di lavoro. La discussione deve tenere conto di diversi fattori, fra cui la situazione finanziaria dell’azienda, il volume delle risorse necessarie per gli investimenti, i costi a carico dell’impresa, ecc.
Per ridurre il peso dell’inflazione sui redditi delle persone bisognerebbe agire molto più decisamente sui costi del sistema paese Svizzera, ma qui la politica sino ad ora ha mostrato poco coraggio. Fra qualche settimana saranno annunciati i premi di cassa malati per il 2023 e per le famiglie si annuncia un salasso. Ecco un esempio di settore dove non si sta facendo abbastanza per ridurre i costi a carico delle persone.
Cosa succederà invece ai salari? È probabile che un rincaro di base, indicativamente fra l’1 e il 2 per cento, potrà essere riconosciuto in maniera più generale. Ulteriori incrementi salariali saranno invece assegnati al merito. Non è colpa delle imprese se aumentano i premi di cassa malati. Per questo i cittadini devono rivolgersi ad altri.