Sul futuro del lavoro si esprimono politicamente e pubblicamente forse troppa negatività che non aiutano a comprendere l’evoluzione dei fenomeni in corso. Certamente bisogna tenere conto di alcune tendenze di fondo. Vediamo quali:
- La prima è che le tendenze in atto nel mondo del lavoro a livello globale sono quelle di una società dove aumenta il lavoro indipendente mentre il lavoro dipendente resta sostanzialmente stabile. Ciò significa tendenzialmente che potremmo assistere a una trasformazione di almeno parte dei lavoratori dipendenti in prestatori di servizi per uno o più datori di lavoro. Bisogna dunque comprendere quale sarà lo spazio della formazione in un simile contesto. Sarà maggiormente delegata alle persone oppure anche le imprese avranno maggiori responsabilità in un sistema economico che resterà comunque altamente competitivo?
- Un secondo aspetto da menzionare è quello legato all’evoluzione demografica. Per l’economia è oggi il problema forse principale. Sappiamo già sin d’ora che nel mercato del lavoro svizzero mancheranno molte decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori nei prossimi anni. Come cercare di colmare questa mancanza è il quesito del presente e del futuro. Sicuramente dovrà aumentare la quota di donne che entra e resta nel mercato del lavoro, ci sarà bisogno di maggiore automazione e probabilmente dovrà aumentare anche la manodopera estera.
- Un terzo aspetto da considerare è invece quello del rischio di una perdita delle competenze linguistiche, intesa come proprietà di linguaggio e della capacità di ragionamento. Effetti generati dalla diffusione dei social network e da una comunicazione oramai istantanea, ma non solo. Già oggi constatiamo una riduzione del vocabolario delle parole utilizzate dalle persone, difficoltà di scrittura e di comprensione. In Svizzera circa 1 milione di persone ha difficoltà a esprimersi correttamente, a sostenere una conversazione e a comprendere un testo. Bisogna insomma lavorare ancora sulle competenze di base delle persone.
È innegabile che diverse professioni si stanno trasformando, ma ciò è capitato anche in passato e sarà così anche in futuro. Sicuramente si è alzata e si alzerà ancora l’asticella delle competenze richieste a livello professionale, che sostanzialmente bisogna considerare acquisite in una persona che entra nel mondo del lavoro o che ne fa già parte. Quello che le tecnologie e più in generale l’aumento della potenza di calcolo ci permettono è la creazione di una moltitudine di dati e informazioni che prima non sapevamo o potevamo raccogliere. Da ciò nasce però l’esigenza di leggere, interpretare e utilizzare questi dati a scopo economico e commerciale. Sicuramente lo spazio delle competenze personali rispetto a quelle professionali è destinato a crescere. Avremo bisogno di persone dotate di particolare capacità di ragionare, capacità di saper combinare contesti differenti, oltre a capacità di lavorare in team, assumersi delle responsabilità, lavorare in team, senso critico, ecc.
Nel mondo del lavoro di oggi e di domani l’apprendimento sarà permanente. Il mondo della scuola e quello delle imprese dovranno essere in grado di offrire modelli formativi che consentano a ognuno di noi di aggiornarsi acquisendo nuove competenze, senza per questo perdere quelle già acquisite. Sarà anche necessario sviluppare il pensiero critico. Verificare le fonti dei dati e delle informazioni e analizzare in maniera critica le notizie sarà fondamentale per ognuno di noi e per le aziende. Per fare questo occorrono competenze e capacità che devono arrivare per forza di cose dal mondo della formazione oltre che dall’educazione.