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Il lavoro in condivisione

   
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Il «job sharing» è un termine che si riferisce a due o più persone che condividono un’occupazione a tempo pieno con dei compiti interdipendenti e una responsabilità comune. Questo può succedere anche in posizioni di alta responsabilità che includono la gestione dei collaboratori (in questo caso si parla di «top sharing», quando cioè una medesima posizione dirigenziale è occupata da più persone).

Ci sono due tipi diversi di «job sharing»; da un lato quello puro, che permette di sostituire una persona con l’altra e dunque i due dipendenti sono legati da un unico contratto di lavoro; dall’altro la forma ibrida, quando il datore lega i due dipendenti con distinti contratti di lavoro individuali, con l’assegnazione di dossier ma con la responsabilità comune. In Svizzera il modello del «job sharing» è visto come funzionale alle peculiarità del mercato del lavoro, soprattutto quando si tratta di job sharing intergenerazionale, che può rivelarsi una carta vincente per valorizzare le competenze dei collaboratori più esperti e per formare ed integrare quelle dei più giovani.

Il lavoro in condivisione

Inoltre, il lavoro condiviso può essere una soluzione per genitori che devono ancora seguire i figli e che non hanno la possibilità di svolgere un impiego a tempo pieno.

In ultima istanza, condividere il lavoro è vantaggioso dal punto di vista sociale, poiché permette una migliore ripartizione delle opportunità di lavoro e una migliore redditività della formazione, aiutando anche ad evitare licenziamenti in periodi di crisi.

Nel 2016, secondo l’UST, il 3,7% del personale salariato e il 9,8% di quello che lavora a tempo parziale in Svizzera ha un contratto di lavoro in job sharing. In particolare, questa modalità di lavoro è applicata a lavoratrici donne, a genitori con figli al di sotto dei 15 anni, al personale attivo a tempo parziale con un tasso di occupazione tra il 20% e il 69%, al personale attivo nell’ambito dell’insegnamento e al personale di tipo amministrativo o che si occupa di professioni intellettuali, scientifiche e artistiche. Con i dipendenti in modalità «job sharing», le aziende devono definire anticipatamente alcuni elementi come il concetto di responsabilità e di valutazione comune dei risultati, l’organizzazione del lavoro e la procedura per l’assegnazione delle ferie, la modalità di sostituzione in caso di assenza, la ripartizione del lavoro, le modalità di trasmissione delle informazioni, il processo di decisione in caso di disaccordo.

AITI_ Job sharing

Inoltre, è bene ricordare che il successo di un «job sharing» dipende dall’impegno delle persone che lo attuano e dalla loro attitudine al lavoro di squadra. Il «job sharing» non può essere per tutti: le persone estremamente solitarie in campo lavorativo, individualiste nelle relazioni e con un marcato ego, farebbero fatica ad adattarsi a un lavoro condiviso, poiché si sentono insostituibili. I dipendenti che desiderano adottare questa modalità devono essere flessibili, elastici mentalmente, condividere valori con gli altri e avere un ottimo spirito critico. La vicinanza in questo contesto è più marcata rispetto al team working e dunque è fondamentale che ci sia collaborazione e sintonia tra le due persone.

Il «job sharing» può essere interessante per aziende che vogliono moltiplicare la collaborazione e lo scambio di idee tra due dipendenti, beneficiando del perseguimento degli obiettivi in tempi rapidi e con punti di vista differenti. Dall’altro lato, i dipendenti possono lavorare part time, contando su un’altra persona, sulle sue conoscenze e competenze per raggiungere un obiettivo comune.

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