Negli ultimi trent’anni il mercato del lavoro svizzero è cambiato in profondità. La nuova analisi dell’Ufficio federale di statistica sull’offerta di lavoro per rami economici mostra con chiarezza quanto il tessuto produttivo sia diventato sempre più orientato ai servizi e quanto stiano cambiando profili, età e condizioni di lavoro.
Nel 2024 quasi l’80% delle persone occupate lavora nel terziario, contro il 68,5% del 1994. L’industria e le costruzioni scendono sotto il 20%, mentre il primario è ormai al 2,3%. Il principale datore di lavoro del Paese è la sanità e l’azione sociale: da sola assorbe quasi il 15% degli occupati.
L’età media dei lavoratori è passata da 39,5 a 42,5 anni. Cresce soprattutto la fascia 55–64 anni, che raggiunge il 19% degli occupati, mentre i giovani sotto i 25 anni scendono all’11%. In settori come attività immobiliari e agricoltura l’età media sfiora i 50 anni: un segnale chiaro per le imprese che devono pianificare ricambio generazionale e trasferimento di competenze.
Le donne rappresentano oggi il 47% della forza lavoro, con punte di tre quarti negli ospedali, nelle strutture socio-sanitarie e nei servizi domestici. In parallelo è salito il livello di qualifica: quasi la metà degli occupati ha un titolo di livello terziario, con valori che superano i due terzi nell’insegnamento, nei servizi professionali e nell’ICT. Anche la componente estera è decisiva: in media il 28% degli occupati è di nazionalità straniera, ma nell’alloggio e ristorazione e nei servizi alle famiglie si arriva a quasi una persona su due.

Il part-time riguarda oggi quasi il 40% degli occupati, soprattutto nei servizi; è molto diffuso tra le donne, ma cresce rapidamente anche tra gli uomini. In alcuni settori è importante il lavoro su chiamata, mentre in altri – come informazione e comunicazione o finanza – è esploso il lavoro da casa. Sul fronte retributivo, il divario tra rami ad alto valore aggiunto (farmaceutica, ICT, banche) e attività a bassa remunerazione (ristorazione, alloggio, commercio al dettaglio, servizi personali) resta marcato.
Per le aziende questo scenario implica una concorrenza crescente per i profili qualificati, la necessità di strategie di employer branding credibili, politiche di conciliazione lavoro–vita privata, gestione attiva dell’età e della diversità. In altre parole: leggere bene i numeri oggi è il primo passo per continuare ad attrarre talenti domani.

