La pandemia Covid-19 ha messo le aziende di fronte a nuove (o poco applicate) modalità lavorative come l’home-office, lo smart working, il nomadismo digitale, che prevedono lo spostamento del lavoratore dall’abituale postazione aziendale. Una di queste possibilità è la workation, ovvero lavorare in remoto da un luogo di villeggiatura.
Workation, ossia fusione di work e vacation, indica infatti il luogo adatto dove lavorare, lontano da casa e dallo stress quotidiano, magari a bordo piscina o con la cima di una montagna sullo sfondo. Spostarsi e cambiare orizzonti aiuterebbe a migliorare concentrazione e produttività, poiché significherebbe cambiare ambienti e spazi: ci si potrebbe avvicinare alla natura, visitare posti nuovi, trovare nuovi stimoli, conoscere nuove persone, migliorare il work-life balance.
Naturalmente la pandemia Covid-19 ha incoraggiato il lavoro agile e/o da remoto, dando una spinta anche al workation: sono molti i lavoratori che sono stati costretti a rinchiudersi tra le quattro mura di casa, in solitudine, e che non hanno neanche potuto viaggiare durante le ferie a causa di restrizioni e limitazioni previste in tutte il globo. Da qui sembra essere nato il desiderio di evadere, di trovare una nuova realtà, lavorativa e di svago, ma anche di gestire al meglio il proprio tempo, traendone un’influenza positiva sull’umore e, di conseguenza, sulla motivazione del dipendente.
Inoltre, se il lavoro agile si svolge rispettando gli orari d’ufficio, il dipendente può svagarsi alla fine della giornata nel luogo in cui soggiorna, mentre in caso contrario – e cioè su una politica aziendale basata sul raggiungimento di obiettivi o scadenze – può scegliere come gestire il tempo intervallando lavoro e vacanza.
Il workation non fa solo bene ai lavoratori agili – e all’azienda che ne sa sfruttare il potenziale – ma può rappresentare anche un’opportunità per il settore turistico. Questa nuova tendenza, infatti, può essere una grande occasione per rilanciare il turismo: sono aumentati gli alberghi e i luoghi di vacanza che garantiscono un soggiorno work-friendly, con connessioni Wi-Fi ad alta velocità, camere con postazioni di lavoro, spazi di co-working (che permette un utile networking), ma anche servizi di baby-sitting e pacchetti familiari.
Naturalmente ci sono anche degli svantaggi. Ad esempio, se un lavoratore fatica a staccare completamente dal lavoro, rischia di lavorare costantemente, anche durante le pause. D’altro canto, anche per l’azienda è più difficile controllare effettivamente chi lavora, se non attraverso il raggiungimento di obiettivi con scadenze regolari, ma sicuramente rimane più complicato rispetto a chi è in azienda.
Il workation può costituire un primo passo per diventare nomadi digitali e provare l’esperienza del lavoro lontano dall’azienda, ma sarà solo in un secondo momento che l’impiegato deciderà di fare il passo successivo.