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Il dramma economico del coronavirus

   
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Ogni giorno che passa è un giorno in più che toglie la possibilità ad aziende, artigiani, piccoli commerci e altre attività economiche di poter riaprire o accrescere il ritmo della propria attività. Una moria quasi silenziosa che fra non troppo tempo si renderà invece ben evidente e che catalizzerà l’attenzione di tutti. Sì, perché l’emergenza sanitaria avrà un termine, quantomeno nel giro di diversi mesi, mentre che l’emergenza economica durerà anni e provocherà numerose vittime. In questo momento la metà della popolazione ticinese è in regime di lavoro ad orario ridotto. La fotografia delle prime immediate conseguenze economiche del coronavirus proiettata sull’arco dei dodici mesi ci indica che il costo per il solo cantone Ticino è di almeno 4 miliardi di franchi. Senza contare le perdite di fatturati, clienti, i mancati investimenti, la perdita di competitività da pagare nei prossimi mesi e anni.

AITI_economia_ticinese_coronavirus

In queste settimane accanto a tante buone azioni abbiamo però assistito anche ad atteggiamenti inqualificabili. Primo fra tutti quello di mettere in contrapposizione l’economia con la popolazione. L’economia sono i cittadini, perché senza di essi non ha luogo alcuna azione economica. Ma senza gli imprenditori e la loro azione molti cittadini non avrebbero di che vivere. Purtroppo anche parte della classe medica non è stata esente da pecche. Sono stati lanciati in alcune fasi messaggi contraddittori, oppure c’è chi si è trasformato in tifoso da stadio svestendo il camice della professione. La conoscenza del tessuto economico, delle sue peculiarità ed esigenze, che sono poi quelle di far funzionare il motore di questo paese, sono risultate assai scarse, non solo nella medicina.

La crisi innescata dal coronavirus ci ha dato alcuni insegnamenti che tutti farebbero bene a non scordare. In queste settimane, leggendo le settimanali risoluzioni governative abbiamo appreso che vengono autorizzate attività non procrastinabili. Cosa significa? Come distinguere cosa è urgente da cosa non lo è o lo è meno?

Accanto alle attività delle filiere indispensabili – i settori del chimico-farmaceutico, medicale, agroalimentare – si è reso evidente che il Ticino è un elemento fondamentale della filiera produttiva a livello nazionale e internazionale. Indispensabile dunque non è solo la produzione di farmaci ma anche quella di numerose altre componenti. Quello che accomuna molte attività è la loro estrema competitività, che allo stesso modo diventa pure fragilità. Nell’industria se non soddisfo i clienti, se non rispetto i contratti di fornitura, non solo devo pagare delle penali ma perdo i clienti per sempre.

AITI_Coronavirus e economia

Il sistema produttivo è un valore aggiunto a cui il Ticino non può rinunciare. In queste settimane il resto della Svizzera ha sostanzialmente lavorato. Lo stesso è successo in numerose altre parti del mondo. Qui e la vivono tutti i concorrenti delle nostre imprese, che in parte ne hanno già approfittato. Giustamente anche noi abbiamo dato la precedenza all’emergenza sanitaria e a quella pandemica. Ma è giunta l’ora di prevedere un riavvio razionale e molto graduale delle diverse attività economiche, sempre con senso di responsabilità da parte degli imprenditori nella tutela della salute dei loro collaboratori. Dobbiamo assolutamente evitare un ritorno forte della pandemia perché non possiamo permetterci un ulteriore blocco delle attività produttive. Un gioco di equilibri estremamente difficile da affrontare. Ma allo stesso modo, abbiamo il dovere di sostenere il tessuto economico di questo paese. Il danno peggiore per gli imprenditori è quello dell’incertezza. Verso i clienti, verso i fornitori, verso i collaboratori. E’ ora di uscire da questa situazione.

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