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Generazione Z: come gestire in azienda i nuovi apprendisti 4.0

   
AITI
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I millenials sono già un ricordo. La nuova schiera di giovani apprendisti e lavoratori che ormai da qualche anno si stanno affacciando nel mondo del lavoro hanno un nuovo nome. O meglio soprannome. Sono quelli della “Generazione Z”, nati a partire dagli anni 90 e che oggi facendo due conti grossolani o frequentano l’università o appunto da poco hanno iniziato a percorrere la tortuosa, a volte, strada del mondo del lavoro. Sono la generazione nata con Internet a colazione, gli smartphone a pranzo e gli e-book a cena solo per citare alcuni esempi che ben fotografano il soggetto e la situazione.

 

Generazione Z

 

Sanno usare alla perfezione il pc, anche se a non essere al passo con i tempi sono forse molte scuole dove “girano” ancora programmi obsoleti che fanno si che questi “nuovi giovani” percorrano la loro strada con il freno a mano tirato. Usano alla perfezione il computer dicevamo ma dipendesse da loro utilizzerebbero esclusivamente lo smartphone. Perché si sa anche le dimensioni al giorno d’oggi contano. E non poco. Perché questa, a differenza dei precedenti millenials, è la generazione del mobile, degli strumenti touch.

Meglio l’all in one?

E a confermarlo sono anche le ultime tendenze dei marchi più prestigiosi: si va sempre di più nella direzione di smartphone sempre meno cellulari ma molto più pc e, viceversa, di pc che sono anche e soprattutto cellulari. Sono passati pochi anni ma sembrano ormai preistoria i primi tablet che permettevano anche di telefonare ed erano oggetto delle risate dei colleghi quando all'orecchio mettevi un 8 pollici o anche qualcosa in più. Oggi sono invece la normalità. Perché chiunque, se può, sceglie uno strumento con cui si possa fare tutto e sia sempre connesso. E al contrario a rischiare di essere tagliati fuori sono gli amanti della tradizione. Ma quale tradizione verrebbe da chiedersi?

 

Nativi digitali

 

Una nuova tipologia di convivenza

Insomma gli esponenti della Generazione Z – come si legge su Il Sole 24 ore – sono già almeno un passo avanti ai millenials. E i vertici della aziende? Riescono a rimanere aggiornati? O rischiano di ritrovarsi fra la mani una nuova schiera di lavoratori senza le necessarie capacità di gestione? Una delle principali problematiche riguarda ad esempio uno strumento come Whatsapp. La difficoltà maggiore sta nel riuscir a far convivere favorevoli e contrari. O meglio quelli che non lo usano, e magari non sanno nemmeno di cosa si sta parlando, e chi invece, al contrario, sono ragazzi che usano i social come principale mezzo di comunicazione. Può sembrare una problematica di poco conto. In realtà nasconde non poche insidie. Soprattutto per quella forma di avversione al nuovo che molti portano con sé. Nonostante, a conti fatti, l’uso della tecnologia dovrebbe rendere più semplice, più veloce ed immediata qualsiasi azione quotidiana. Whatsapp e i social come strumento di comunicazione dunque. Perché una foto, un’immagine o una story, raccontano molto più di mille parole a detta dei post millenials. Le nuove generazioni, infatti, lavorano per immagini. Sono dei visivi, se vedono si convincono. E non è facile farle convivere con soggetti abituati a fare ore e ore di riunioni, magari senza dirsi nulla.

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