In un Paese come la Svizzera, dove la formazione duale rappresenta uno dei pilastri del successo economico e dell’integrazione dei giovani nel mondo del lavoro, ci si aspetterebbe che le aree a più alta densità aziendale siano anche le più attive nella formazione di apprendisti. E invece, in Ticino, le cose non stanno così.
Le statistiche ci rivelano infatti un dato sorprendente: nel Sottoceneri, dove si concentra il 65% delle aziende e il 66% degli addetti del Cantone, si registra solo il 49,4% dei posti di tirocinio offerti. Il Sopraceneri, con appena il 35% delle imprese, riesce invece a offrire il 50,6% dei posti di apprendistato. Uno squilibrio che fa riflettere.
La prima reazione potrebbe essere cercare cause economiche: aziende meno solide? Minori risorse? Oppure legate alla dimensione aziendale? Ma nessuna di queste ipotesi regge alla prova dei fatti. Ci potrebbe essere allora un motivo legato al tipo di attività e professioni proposte dal territorio? Oppure sarà perché il Sottoceneri presenta una maggiore densità di aziende a carattere internazionale che hanno altre abitudini e culture?
Il Sottoceneri, da tempo caratterizzato da un forte dinamismo imprenditoriale e da un tessuto economico eterogeneo, accoglie molti dirigenti, imprenditori e professionisti che arrivano dall’estero e potrebbero non conoscere a fondo il sistema duale svizzero, o ne sottovalutano il valore, sia per i giovani sia per le imprese stesse. A livello economico, il Sottoceneri è il cuore pulsante del Ticino. Lugano è il secondo centro finanziario della Svizzera dopo Zurigo e rappresenta un ecosistema vitale per le banche, gli studi legali, le assicurazioni e le società di consulenza. A ciò si aggiungono le molteplici imprese commerciali e logistiche di Mendrisio, un'area che funge da porta d’ingresso del Cantone dal Nord Italia.
Il Sopraceneri, pur avendo una minore densità aziendale, mostra una crescita significativa. Bellinzona, ad esempio, ha registrato un aumento del 13% dei posti di lavoro in pochi anni (da 24.380 nel 2018 a 27.517 nel 2023), grazie alla forza del settore terziario, che impiega quasi il 90% della popolazione attiva.
Un paradosso che parla di valori
Il paradosso della formazione duale nel Ticino rivela in filigrana un tema più profondo: la trasmissione di valori. In molte imprese svizzere la formazione di apprendisti è parte integrante del DNA aziendale, non un favore al sistema, ma un investimento sul lungo termine, un atto di appartenenza. Dove questa visione manca, per motivi culturali, esperienziali o semplicemente di conoscenza, viene a mancare anche la disponibilità a formare.
Ma c'è di più.
Nel Sottoceneri sono attive molte aziende in settori che, pur essendo cruciali per il buon funzionamento della nostra economia, non esercitano un forte fascino su giovani e famiglie ticinesi. Pensiamo alla logistica, all'edilizia, alla ristorazione, alla cura alla persona, alla produzione industriale, al commercio al dettaglio o alla grande distribuzione. Professioni spesso considerate “faticose”, “poco attrattive” o “senza prospettive”, e che quindi faticano ad attrarre apprendisti, soprattutto se i genitori ambiscono per i figli a carriere più “pulite” o intellettuali.
Eppure queste professioni non solo offrono opportunità concrete e reali, ma in molti casi possono portare a carriere imprenditoriali, stabilità economica e crescita professionale.
Il disallineamento tra le aziende che cercano apprendisti e i giovani che aspirano a percorsi più “prestigiosi” può portare a una situazione stagnante: le aziende non trovano, i giovani nemmeno. In mezzo, rimane inespresso un potenziale enorme.
Verso una nuova alleanza educativa
Per cambiare rotta serve una nuova alleanza tra istituzioni pubbliche, associazioni professionali, scuole e imprese. Recentemente la Commissione cantonale per la formazione professionale ha proposto al Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello Sport (DECS) l’organizzazione di una campagna informativa mirata, rivolta soprattutto ai dirigenti d’impresa e ai responsabili delle risorse umane, per far conoscere il valore del sistema duale e mettere in luce i benefici per l’impresa e il ruolo sociale che essa può giocare. Serve anche il coraggio di valorizzare le professioni tecniche e pratiche, mostrando storie di successo, percorsi di crescita, imprenditori che “ce l’hanno fatta” partendo proprio da lì.
Formare un apprendista non è solo un investimento aziendale. È un atto di coraggio, di fiducia nel futuro e di responsabilità verso il territorio. È un modo per dire: “Io ci credo”. E forse è proprio questo spirito, oggi, che va ritrovato e riacceso, soprattutto dove le condizioni economiche ci sono, ma resta ancora un grande potenziale inespresso.