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Filantropia che passione: creare valore condiviso grazie al dono.

   
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La Svizzera conta 13'129 fondazioni di pubblica utilità. Esse amministrano oltre CHF 70 miliardi di patrimoni, distribuendo ogni anno da 1’000 a 1'500 milioni. Una realtà sommersa che sta emergendo velocemente anche in Ticino. Nella Svizzera italiana sono infatti attive più di 800 fondazioni, che significa l’incredibile numero di 1 fondazione ogni 440 abitanti.

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Il tipico fondatore svizzero ha circa 60 anni, è maschio, di solito sposato e di confessione evangelica. La maggior parte dei fondatori ha creato la sua fondazione quando aveva fra i 50 e i 70 anni. Negli ultimi 10 anni il numero di fondatrici donne è cresciuto tantissimo fino a superare il 43% del totale delle nuove fondazioni.

I patrimoni donati provengono da fortune create da impreditori di successo o da sostanza di persone e famiglie che vedono interrotta la linea ereditaria. L’impiego dei patrimoni viene effettuato nei settori della cultura e del tempo libero, della formazione e della ricerca, della scienza della salute, della socialità e della protezione dell’ambiente.

Anche le aziende fanno la loro; molte decidono di creare la loro propria fondazione. Una società a scopo di lucro che controlla e finanzia una propria fondazione, spesso destinando ad essa una parte degli utili. Una commistione che avrebbe fatto inorridire Milton Friedman, economista principale esponente del pensiero liberale e liberista. Secondo lui l’impresa aveva lo scopo di perseguire l’utile e di distribuire dividendi e proprio per questo nessuno avrebbe mai dovuto distogliere mezzi e risorse all’attività principale dell’azienda. Sarebbe poi stata una legittima libera scelta dell’azionista quella di farsi filantropo.

Esistono però degli spazi nei quali gli interessi dell’azienda collimano con gli interessi più generali della comunità. Là, all’intersezione di queste due dimensioni, è possibile “remare” nella stessa direzione e creare valore condiviso. Quando l’azienda riesce ad identificare questo spazio allora la filantropia d’impresa diventa coerente con gli obiettivi aziendali.

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Il gesto del dono esce così dal nobilissimo ma limitato mondo della beneficenza per entrare in quello della filantropia strategica; un modo di donare che moltiplica l’impatto sociale del proprio gesto di generosità, portando nel contempo molteplici benefici all’azienda, anche in termini di redditività.

Avere la propria fondazione non è però una cosa per tutti. L’impegno amministrativo, di gestione e i costi generati dalla struttura, dissuadono spesso l’azienda dall’intraprendere questa strada. Per questo è in crescita esponenziale negli ultimi anni la soluzione di una fondazione mantello che amministra e gestisce in modo professionale patrimoni provenienti da più aziende, mantenendoli perfettamente distinti e garantendo ai donatori la piena autonomia decisionale sul loro impiego, pur non avendone più di fatto la proprietà.

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