Nella nostra epoca, ormai dominata dai media e dall'informazione, la comunicazione assume ogni giorno un ruolo più grande nella nostra vita quotidiana. Ma essa può essere vissuta in modi molto diversi.
Comunicare significa “mettere in comune”, ossia: condividere. Comunicando, le persone “mettono a disposizione degli altri” le proprie rappresentazioni mentali di oggetti, situazioni o sentimenti e anche, forse soprattutto, intenzioni.
La comunicazione può dunque in primo luogo essere vissuta come un fenomeno di espressione di contenuti mentali che trasmettiamo e riceviamo per così dire “immediatamente”, per la semplice esigenza di farlo. Dall’altra parte, però, la comunicazione può diventare uno strumento strategico, usato consapevolmente e al fine di guidare, condurre e, talvolta, manipolare gli altri.
I campi in cui tipicamente la comunicazione viene utilizzata in questo modo includono il marketing e la pubblicità, la propaganda politica, la leadership aziendale, ma anche la formazione o l’educazione in generale. Tutte attività nelle quali la comunicazione è lo strumento, mentre il fine per cui la si utilizza è la modifica dei comportamenti delle persone nel senso desiderato.
La retorica persuasiva, la manipolazione psicologica e l'uso di diverse tecniche per conquistare il pubblico agendo su bisogni e necessità specifiche sono comuni, in questi ambiti.
Ma la sottile linea che divide una guida legittima, ossia un modo legittimo e virtuoso di ottenere modifiche nel comportamento altrui, da una manipolazione per così dire “malvagia”, è difficile da tracciare e forse anche da seguire. In effetti, è possibile affermare che la comunicazione, incluse tutte le tecniche più sottili di utilizzo della stessa, è soltanto uno strumento. E che la differenza tra un buon utilizzo e uno malvagio si trova sempre nella “mano” che la guida.
Una delle prime tecniche che possono essere utilizzate da un manipolatore è quella di approfittare dell’equivoco in cui una comunicazione persuasiva viene “mascherata” sotto l’aspetto innocuo di una comunicazione “spontanea”, traendo da questo malinteso vantaggi imprevedibili, come ben sa chi è già stato truffato.
Oggi, per affrontare la cittadinanza nelle nostre civiltà mega-mediatizzate, è sempre più opportuno che le persone affrontino l’attività comunicativa in modo consapevole. Non è più pensabile, nemmeno nell’ambito privato, pensare di vivere ingenuamente innumerevoli sfaccettature della comunicazione in modo inconsapevole, ingenuo e immediato, senza nessun filtro critico. È anzi importante che sempre più persone affrontino consapevolmente l’attività comunicativa, prendendo in considerazione la sua componente per così dire “attiva”, con tutte le tecniche che essa comprende.
Questo permetterà ai cittadini del mondo digitale di costruire un armamentario grazie al quale potranno difendersi almeno dai più grossolani tentativi di manipolazione.