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Bouba, Kiki e la nostra comunicazione

   
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L’"effetto Bouba/Kiki," è un fenomeno studiato nell'ambito della psicolinguistica e della percezione sensoriale. L'esperimento originale fu condotto dallo psicologo tedesco Wolfgang Köhler negli anni '20.

Nella figura sono rappresentate due sagome. Una delle due si chiama “Bouba”, l’altra si chiama invece “Kiki”. Secondo voi, quale delle due è “Bouba”, e quale delle due, invece, “Kiki”?

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Se avete scelto come “Bouba” l’immagine sulla sinistra, e come “Kiki” quella sulla destra, allora concordate con il 98% delle persone cui l’esperimento è stato proposto.

Questa associazione potrebbe essere spiegata da diverse teorie. Una delle spiegazioni potrebbe derivare dalla sinestesia, una condizione in cui lo stimolo di un senso (ad esempio, l'udito) provoca automaticamente la risposta di un altro senso (ad esempio, la vista). La quasi totalità delle persone percepirebbe quindi inconsciamente una connessione tra suoni più morbidi (come "Bouba") e forme più rotonde, mentre suoni più duri (come "Kiki") sarebbero associati a forme più appuntite.

Un'altra spiegazione potrebbe risiedere in un'associazione culturale e linguistica che influenza la percezione delle persone. Ad esempio, in molte lingue, i suoni più morbidi sono spesso associati a concetti più morbidi o rotondi, mentre i suoni più duri sono associati a concetti più duri o appuntiti.

In ogni caso, l'effetto Bouba/Kiki illustra l'interessante connessione tra suoni e forme visive e sottolinea la complessità della percezione umana. Inoltre, apre la porta a un approccio innovativo nella comunicazione. La connessione non arbitraria tra suoni vocali e forme visive offre un terreno fertile per esplorare come possiamo plasmare la nostra comunicazione quotidiana, per renderla più impattante e comprensibile: la scelta delle parole diventa il cuore della comunicazione.

Per sfruttare l'effetto Bouba/Kiki si rivela utile selezionare parole che evocano sensazioni congruenti con le forme associate ai suoni. Ad esempio: quando si desidera esprimere un concetto rotondo, gentile o armonioso, l'utilizzo di parole con suoni morbidi può amplificare l'effetto desiderato. In contrasto, per comunicare concetti più affilati, dinamici o decisi, l'adozione di parole con suoni più duri può fornire un'ancora più forte al messaggio.

Questa scelta mirata delle parole può sottolineare visivamente e uditivamente il significato, creando un'esperienza multisensoriale più coinvolgente per l'interlocutore.

Nel mondo del marketing e del branding, l'effetto Bouba/Kiki può essere una risorsa potente. Associare un marchio o un prodotto a suoni e forme congruenti può innescare connessioni emotive profonde con il pubblico. Un'azienda che offre prodotti dall'aspetto rotondo e morbido potrebbe beneficiare di una denominazione che richiama il suono "Bouba", creando un allineamento più intuitivo tra il marchio e la percezione del consumatore.

Al contrario, per prodotti con caratteristiche più taglienti o avanzate, l'utilizzo di un linguaggio con suoni come "Kiki" può enfatizzare la modernità e la precisione. Questa strategia può contribuire a creare una personalità del marchio unica e facilmente riconoscibile nel mercato.

L'effetto Bouba/Kiki può anche informare le decisioni creative nella pubblicità e nella comunicazione visiva. Adattare la grafica, la tipografia e il design in base alla natura dei suoni associati può migliorare la coerenza del messaggio. Le campagne pubblicitarie che integrano armoniosamente suoni e forme possono catturare l'attenzione in modo più efficace e facile da ricordare.

In conclusione, l'effetto Bouba/Kiki offre una prospettiva affascinante su come possiamo plasmare la nostra comunicazione quotidiana. Utilizzando parole e concetti che si allineano con le associazioni naturali tra suoni e forme, possiamo creare messaggi più persuasivi, memorabili ed emotivamente risonanti.

Un approccio consapevole a questa connessione innata tra udito e vista può aprirci nuove strade nella ricerca della chiarezza e dell'efficacia comunicativa.

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