Inudstry-concept

Andiamo contro l’iceberg delle materie prime

   
AITI
< Indietro

Altro che la pandemia! Un problema sempre più grave sembra emergere all’orizzonte, un iceberg contro il quale parte più o meno consistente dell’economia ticinese potrebbe andare a cozzare. Ci riferiamo alle difficoltà crescenti con le quali molte aziende sono confrontate nell’acquisto e fornitura di materiale, semilavorati e materie prime per la produzione. Le conseguenze immediate sono evidenti: aumento dei prezzi del 30-40%, aumento dei costi di trasporto, ritardi di diversi mesi nelle forniture, blocchi della produzione e conseguente necessità di riorganizzare il lavoro in azienda in tempi anche molto brevi.

Andiamo contro l’iceberg delle materie prime

Il problema in Svizzera si sta aggravando rapidamente e oramai è necessario che la politica federale prenda in mano la situazione, se non si vuole che l’onda lunga della pandemia penalizzi la ripresa economica già in atto, comunque ancora molto timida. Inoltre, il fenomeno è preoccupante perché non è ancora chiaro come si ristruttureranno le filiere produttive quando la pandemia sarà conclusa. Anche il Consiglio di Stato a nostro giudizio dovrebbe preoccuparsi della situazione e interagire con Berna.

Per le aziende aumentare le scorte in magazzino è diventato un impegno maledettamente difficile. Cina e Stati Uniti già dal 2020 stanno rastrellando i mercati delle materie prime e del materiale, contribuendo così in maniera decisiva a generare le difficoltà odierne per quasi tutte le economie nazionali. Se poi consideriamo che le filiere produttive sono globali ma la ripartenza economica delle singole aree del mondo è chiaramente disallineata, il problema si evidenzia in tutta la sua gravità.

AITI_Andiamo contro l’iceberg delle materie prime

Il rincaro di materie prime quali l’acciaio, la plastica, l’alluminio, il rame e il legname e tanto altro ancora, rappresenta una seria minaccia per numerose attività industriali. A ciò si aggiunge la mancanza di silicio e dei semiconduttori, utilizzati in moltissimi prodotti e applicazioni. I blocchi della produzione sono già realtà. Per il momento limitati ad alcune ore o giorni durante la settimana, ma si teme il peggio. Il rischio ulteriore è quello di far pagare caro tale stato di cose al consumatore finale che si vedrebbe gravato di prezzi proibitivi per l’acquisto di beni fino ad ora accessibili.

Riavviare l’attività dopo un blocco della produzione non è un’operazione immediata. Se si sono accumulati eventualmente degli ordinativi essi vanno immediatamente messi in produzione. Ciò significa che il personale che prima non poteva lavorare potrebbe essere richiamato al lavoro a brevissimo termine e a fare anche gli straordinari. Non possiamo escludere per questo tensioni fra partner sociali. Una situazione insomma molto seria, che rende necessario intervenire a sostegno delle aziende, al 90% piccole e medie imprese.

Altri articoli del blog