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Acquistare o condividere?

   
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“Non è il capitale a creare la crescita economica, sono le persone; e non è l’interesse personale che promuove il bene pubblico, è la reciprocità; e non è la competizione a produrre la nostra prosperità, è la cooperazione.”
Nicolas J. Hanauer nel suo intervento al TEDSummit 2019.

La trasformazione digitale protagonista degli ultimi decenni, non solo ha portato progresso in innumerevoli settori, ma ha anche dato il via ad una nuova forma di consumo, quello collaborativo.

AITI economia della condivisione

Conosciuta come l’economia della condivisione, l’offerta e la domanda di beni e servizi non si basano più sul possesso di essi ma sulla loro condivisione. L’Oxford Dictionary la definisce come un sistema economico in cui beni o servizi sono condivisi tra privati, gratuitamente o a pagamento, in genere per mezzo di internet.

Esempi ben noti di questa tendenza sono le piattaforme Uber e Airbnb. All'interno della shared economy, oltre a servizi di mobilità e di alloggio, vi si ritrovano numerosi altri beni e servizi. Il terreno comune tra tutte le piattaforme fondate sulla condivisione è dato dagli attori in gioco: le persone.

Il fenomeno è chiamato anche capitalismo basato sulle folle (crowd-based capitalism), espressione coniata da Arun Sundararajan, professore alla New York University, per indicare il passaggio dell’imprenditoria dalle gerarchie classiche aziendali alla popolazione.

L’economia della condivisione è un fenomeno globale che, stando alle proiezioni della PWC ha il potenziale di incrementare i ricavi mondiali da 15 miliardi di dollari nel 2014 a ben 335 miliardi di dollari nel 2025.

Uno studio della Deloitte indica che gli investimenti nella shared economy hanno raggiunto nel 2015 i 12 miliardi di dollari, più del doppio rispetto a quelli registrati per i social networks (Facebook e Twitter). Seguendo lo stesso studio, anche in Svizzera non mancano gli esempi di condivisione e i cittadini sembrano averla accolta in massa: circa il 50% dei consumatori utilizzava già regolarmente i servizi forniti dalla shared economy e affermava che la scelta offerta è nettamente maggiore rispetto a quella data dai canali tradizionali.

La questione ambientale non è stata trascurata: il 63% degli svizzeri sostiene che si tratta di un approccio più sostenibile al consumo. A livello macroeconomico significa un impiego delle risorse più efficiente che evita la presenza di sprechi e rifiuti. Infatti l’80% degli oggetti nelle nostre case viene utilizzato meno di una volta al mese.

AITI shared economy

A trarne vantaggio sono sia le persone che mettono privatamente a disposizione beni, servizi e competenze, sia i destinatari. La riduzione dei costi di transazione rappresenta il beneficio più grande.

La pratica della condivisione non è di certo nata l’altro ieri, ma grazie all'interconnessione data dall'online, l’accessibilità ad essa ha visto un netto potenziamento in ogni settore, di seguito qualche spunto che può tornare utile:

  • Evitare l’obsolescenza delle tecnologie: privati e aziende possono noleggiare apparecchiature tecnologiche di ultima generazione, che spesso servono solo per periodi di tempo limitati mentre il loro acquisto comporta un grande investimento.
  • Condividere spazi di lavoro: il coworking è sempre più presente anche alle nostre latitudini e consiste nella messa a disposizione di spazi inutilizzati a professionisti che non necessitano di una postazione fissa 365 giorni l’anno.
  • Barattare competenze: anche il know-how delle persone riserva ampi margini di utilizzo migliore. Immaginate di offrire un aiuto nella preparazione per un esame in cambio di una mano per fare il trasloco. La valuta della transazione? Il tempo.

La lista di esempi potrebbe continuare all'infinito, ma lo chiediamo a voi: come partecipate all'economia della condivisione? Quali sono i beni che condividereste e quali quelli che prendereste in prestito? Come potrebbe beneficiarne la vostra attività?

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